Paolo stava seduto in cucina. Guardava l’ora. Erano le 23 e 11 minuti. L’infermiera si affacciò alla porta e con un sorriso di circostanza disse “Betty sta riposando. Le ho iniettato 30 mg d’idromorfone*. Ti saluto. Chiamami se hai bisogno. Torno domani alle 10.”Paolo rispose solo con una smorfia. L’idea di perdere Betty gli era insopportabile. Come potrà vivere senza di lei. L’amava ancora. La bestia immonda oramai l’aveva divorata dall’interno. Non c’era più niente da combattere, essa aveva vinto. Rimase ancora seduto in cucina con gli occhi fissati sulla foto delle loro ultime vacanze appiccicata con lo scotch giallo sul frigorifero.Prese la bottiglia di distillato di prugne posata sul tavolo non ancora sparecchiato. Riempì il bicchiere quasi fino ai bordi e bevve a grandi sorsi quel liquido infuocato. Era un distillato artigianale la cui gradazione alcolica era sconosciuta. Ogni sorsata gli bruciava l’esofago e le sue narici si dilatavano come due palloncini. Tutta la sua vita sembrava volatizzarsi in fumi di alcol. D’improvviso si alzò, attraversò il corridoio stretto e buio appoggiando le mani contro i muri, aprì la porta della loro stanza da letto. Lei era là, sdraiata, immobile con gli occhi semi aperti. Si sentiva solo un respiro corto e cavernoso. Aspettava forse qualcosa, aspettava lui.
Era l’alba. Il rumore squillante del camion della spazzatura svegliò bruscamente Paolo. Era steso sul vecchio divano deformato. Una coperta a quadretti rossi e verdi gli copriva i piedi. Percepì immediatamente una sensazione di solitudine e di oppressione che lo prese alla gola. Guardò le sue mani. Erano ancora contratte. Notò qualche piccolo graffio sul dorso. Il suo sguardo si fermò sull’orologio da polso. Indicava le ore 23 e 43 minuti. L’ora in cui il cuore di Betty cessò di battere.. .Le mani che avevano accarezzato con amore il corpo di Betty, questa notte, l’avevano stretta troppo forte. Guardò di fronte a lui la luce tenue che filtrava attraverso la persiana appena chiusa. Infilò la mano sinistra nella tasca del pantalone e ne estrasse una sottile collana d’oro rosa. La strofinò lentamente lungo le sue labbra gonfie poi la rimise nella tasca opposta. Si alzò lentamente e prese il cellulare che giaceva a terra :” Pronto, sono Paolo, vieni un po’ prima oggi.”
*L’idromorfone è un potente agonista dei recettori oppioidi, viene utilizzato per controllare il dolore,
Disegni di Valérie Humbert
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