“Non allontanate i neofiti dalla conoscenza e dal piacere del vino utilizzando un vocabolario riservato solo agli addetti ai lavori: parlate dei vostri vini con semplicità.” Colette
Sandrine Goeyvaerts è una sommelier e commerciante di vini a Liegi, in Belgio. Il suo nuovo saggio “Un Manifesto per un vino inclusivo” sottolinea le disuguaglianze che turbano il piacere del bere insieme. Per l’autrice, è meglio usare meno gergo per parlare di vino. Ella propone tra lo scherzo ed una serietà bonaria altri modi di esprimersi con un bicchiere in mano. Mi sono divertita a tradurre alcuni suoi termini proposti per rendere qualunque degustazione più diretta, più conviviale. Strabiliante e divertente nello stesso tempo.
Bibine a mémé: robina da vecchiette/ nonnetta /nonnina, robetta da nonnina
per parlare di un vino un po’ troppo dolce, dove l’impressione dello zucchero è artificiale, come l’aspartame.
Castard (parola Belga) Robusto, Gagliardo:
Per dei vini che ti pestano un po’, perché sono ricchi in alcol o tannini. Esempio: un Taurasi o un Syrah
Charnu: carnoso: si dice di un vino che dà in bocca una sensazione di piena consistenza, come addentare la polpa di un frutto.
Croquant: croccante si dice di un vino che dà l’impressione di addentare un frutto, spesso usato per dei vini giovani e/o leggermente acidi. Esempio: un Gamay o un Lagrein.
Cuisse (coscia): si dice di un vino che ha una certa consistenza e nervosismo.
L’espressione “avoir de la cuisse” era anticamente usata per parlare di un vino carnoso, che mostrava una certa consistenza e nervosismo. Negli ultimi anni è diventata obsoleta ed è stato sostituita da altri termini più contemporanei per evocare la qualità di un vino. Oggi è più facile evocare un vino che abbia una certa rotondità o fascino. L’espressione rimane comunque nel linguaggio gergale, ed è usata per designare colloquialmente un vino che si apprezza particolarmente. (lexique du vin)
Dépote: vino da sballo. Un vino che ci lascia a bocca aperta.
Fun/funky: un vino che dà voglia di ballare in piedi sopra la tavola (chissà se esiste).
Fuggente: dai profumi imprecisi, che scompaiono appena identificati. In poche parole, è partito per comprare le sigarette 12 anni fa e non è più tornato.
Kif: inizialmente una droga, il vino “kif” è quella che ti mette in uno stato di totale beatitudine. Per me è stato un Chateauneuf du Pape Blanc. Ma ognuno al suo, è troppo personale.
Labrador: che cosa? Amo dare l’immagine di questi grossi bebè labrador per dei vini un po’ goffi che necessitano di affinarsi nel tempo.
Pony: un vino che odora di Pony, o di groppa di cavallo, è spesso la traduzione di un vino con degli odori animali. Perché un poney? Perché sì e perché no?
Souris (topino): difetto presente soprattutto sui vini con poco o nessun solfito. In bocca sa di vecchio calzino da adolescente, di pelle di salsiccia.
Tout schuss: a tutta velocità: si scende a tutto schuss; un vino che può essere bevuto a una velocità incredibile, tanto è buono.
per parlare di un vino un po’ troppo dolce, dove l’impressione dello zucchero è artificiale, come l’aspartame.
Castard (parola Belga) Robusto, Gagliardo:
Per dei vini che ti pestano un po’, perché sono ricchi in alcol o tannini. Esempio: un Taurasi o un Syrah
Charnu: carnoso: si dice di un vino che dà in bocca una sensazione di piena consistenza, come addentare la polpa di un frutto.
Croquant: croccante si dice di un vino che dà l’impressione di addentare un frutto, spesso usato per dei vini giovani e/o leggermente acidi. Esempio: un Gamay o un Lagrein.
Cuisse (coscia): si dice di un vino che ha una certa consistenza e nervosismo.
L’espressione “avoir de la cuisse” era anticamente usata per parlare di un vino carnoso, che mostrava una certa consistenza e nervosismo. Negli ultimi anni è diventata obsoleta ed è stato sostituita da altri termini più contemporanei per evocare la qualità di un vino. Oggi è più facile evocare un vino che abbia una certa rotondità o fascino. L’espressione rimane comunque nel linguaggio gergale, ed è usata per designare colloquialmente un vino che si apprezza particolarmente. (lexique du vin)
Dépote: vino da sballo. Un vino che ci lascia a bocca aperta.
Fun/funky: un vino che dà voglia di ballare in piedi sopra la tavola (chissà se esiste).
Fuggente: dai profumi imprecisi, che scompaiono appena identificati. In poche parole, è partito per comprare le sigarette 12 anni fa e non è più tornato.
Kif: inizialmente una droga, il vino “kif” è quella che ti mette in uno stato di totale beatitudine. Per me è stato un Chateauneuf du Pape Blanc. Ma ognuno al suo, è troppo personale.
Labrador: che cosa? Amo dare l’immagine di questi grossi bebè labrador per dei vini un po’ goffi che necessitano di affinarsi nel tempo.
Pony: un vino che odora di Pony, o di groppa di cavallo, è spesso la traduzione di un vino con degli odori animali. Perché un poney? Perché sì e perché no?
Souris (topino): difetto presente soprattutto sui vini con poco o nessun solfito. In bocca sa di vecchio calzino da adolescente, di pelle di salsiccia.
Tout schuss: a tutta velocità: si scende a tutto schuss; un vino che può essere bevuto a una velocità incredibile, tanto è buono.
E poi l’ultimo termine alla Michael Jackson in Thriller:
Zombie: o morto vivente, quando il vino non è più in ottima forma, sfiatato o scarso.
Mi permetto di aggiungere “vino da boomer”:
un vino con troppo solfiti e/o con aromi troppo evidenti di legno o con degli aromi varietali tipici esagerati come per esempio il peperone verde per il Cabernet Sauvignon. Un gusto ormai andato.
E per concludere un vino Zen: per un vino in perfetto equilibrio tra acidità, alcol e tannini per il rosso o tra acidità e alcol per un bianco. Ha raggiunto l’apice nella sua evoluzione. È il momento perfetto per berlo: Carpe Diem.