Nico Orengo
Nel racconto di Nico Orengo “Di Viole e liquirizia”, il protagonista Daniel, un sommelier francese con un’approfondita conoscenza dei vini piemontesi, soggiorna qualche giorno ad Alba. Si reca nelle Langhe per scegliere dei vini per le cantine dei ristoranti che vogliono ampliare le loro carte. Quello che è interessante è il finale del racconto. Daniel deve “affrontare” una sfida: riconoscere tre vini alla cieca.
Raggiunge l’albergo “Giardino”, dove un gruppo di persone lo aspettano al salone centrale. Sono lì per assistere a quello che sembra un vero e proprio duello tra Daniele e il vino. La sfida inizia con due bicchieri posati su un piatto d’argento. Rimane un po’ sorpreso dal colore granato identico dei due vini. Dopo un’accurata degustazione scopre il primo: un Barolo del 1978 della Cantina Beppe Rinaldi, e successivamente scopre il secondo: un Barbaresco Asili del 1989 di Bruno Giacosa. Poi gli viene presentato un altro bicchiere, l’ultimo della mattinata. Studia già il colore: un “colore cupo, di mattone molto cotto. Pensò a una terra senza arenaria o pietra”.
Poi avvicina il bicchiere al naso. “Sentì immediatamente un profumo primaverile: ancora viole, ma scure, e poi ciliegie, le maroda, e poi rose sfatte e fumo di falò e anche castagne bianche…”
Fra lingua e palato capisce la natura del terreno:” c’è sabbia e conchiglie…di mari caldi, subtropicali.” Ne deduce che non è da terra di Barolo ma del Roero.
Cerca il “sapore di pesca, che si amalgama a quello di liquirizia, frutta rossa, matura, impastata di sabbia di conchiglie. Il vino aveva un gusto ampio, complesso, aristocratico, che chiudeva in tannino dolce e carezzevole.”
Dopo essersi concentrato si tuffa e annuncia il suo verdetto:
“ un vino drammatico, mediterraneo, epico…credo di poter riconoscere in un Roche d’Ampsej del 1996, di Matteo Correggia, uno dei più grandi vignaioli…del Novecento.”
Possiamo solo applaudire davanti a tanta conoscenza e capacità di discernimento. I termini usati nella degustazione stupiscono. Daniel ha definito questo vino con gli aggettivi: drammatico, mediterraneo ed epico.
Perché Orengo ha scelto questi aggettivi difficilmente adattabili alla descrizione di un vino?
La degustazione:
Vi propongo la degustazione del Ròche d’Ampsèj riserva DOCG del 2015 di Matteo Correggia con la tecnica di degustazione francese:
Descrizione visuale
aspetto: rosso granato con riflessi tegole, limpido e brillante
Descrizione olfattiva
primo naso
intensità: forte
qualità: franco nei suoi aromi fini e di razza
diversità: complesso
caratteri aromatici: frutti rossi maturi, vegetale
secondo naso
caratteri aromatici: frutti rossi maturi, erbe aromatiche, speziato
Evoluzione dopo aerazione: s’intensifica
Descrizione gusto-olfattive
Acidità: fresco
Alcol: generoso
Polialcoli/sucrosità: abbastanza morbido (fondu in francese)
Tannini: abbastanza tannico – qualità: avvolgente
Equilibrio: vino ampio (bilancio maggiore tra tannini e alcol che tannini e acidità)
Retro-olfatto: intensità: forte, diversità: complesso
Carattere aromatici: piccoli frutti rossi maturi (more), marasche, prugne, vegetale e balsamico: salvia e pino, note minerali di iodio, olive taggiasche in salamoia, note speziate di pepe, liquirizia e vaniglia.
Persistenza aromatica: lunga: finale su aroma di frutti rossi piccoli maturi
Persistenza gustativa: lunga (leggermente superiore a quella aromatica). Finale sulla salamoia e la liquirizia
Valutazione della degustazione: le fasi della degustazione si arricchiscono
Giudizio: Vino espressivo e complesso
Tipicità: vitigno: nebbiolo
Stile del vino: vino di nicchia, vino festivo
Stato di evoluzione: Pronto (in francese in questo caso si definisce épanoui)
Invecchiamento: da bere adesso e ancora per 3/5 anni
Consiglio di servizio: temperatura 18 gradi, usare il decanter almeno un’ora prima.
Abbinare con piatti piemontesi tipici: agnolotti del plin, frittate al tartufo bianco, brasato, bonet al cioccolato.
Riprendo gli tre aggettivi di Daniel:
Drammatico:Perché? Questo nebbiolo non possiede la potenza, la rugosità e l’austerità dei Barolo ma offre una complessità aromatica e un approccio al palato notevole
Mediterraneo: Perché? Si sente questo mare salato, caldo e quasi stagnante nel palato.
Epico: Perché?
La definizione di epico (Dizionario Treccani): Pertinente alla narrazione poetica di gesta eroiche…più genericamente di cose, fatti, situazioni, o anche luoghi, che per carattere o aspetto suggeriscono ed evocano il senso dell’eroico, del leggendario, del grandioso…
La complessità aromatica e gustativa di questo vino rende questo vino di grande bevibilità. Osa confrontarsi ai grandi Barolo e ce la fa! Davide contro Golia *
(Immagine in evidenza: Davide con la testa di Golia: Dipinto del Caravaggio -1607, Kunsthistorisches Museum Wien, Bilddatenbank – foto CommonsWikimedia)