Rembrandt e i pellegrini di Emmaus
“Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero:”Resta con noi, perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista…” Luca 24,13,35
Qualche giorno fa visitai la mostra “Rembrandt incontra Rembrandt” presso la galleria Sabauda a Torino. Restai intrigata e colpita dal piccolo dipinto intitolato “I pellegrini di Emmaus” del 1628, un lavoro giovanile di Rembrandt (aveva solo 23 anni), conservato nel Museo Jacquemart-André a Parigi.
Un elemento essenziale attira immediatamente lo sguardo dello spettatore: il Cristo viene ritratto di profilo e non di fronte, appoggiato contro una parete nell’atto di spezzare il pane. “Rembrandt sconvolge la classica rappresentazione del Cristo seduto a un tavolo di fronte allo spettatore.”*
Poi qualcosa d’incredibile salta ai nostri occhi: la luce così ridotta e il buio, ampio e profondo. L’artista crea una sorta di chiaroscuro mistico, spirituale anzi divino. “La debole luce del quadro sembra evocare il momento in cui la verità prorompe e suggerisce l’irrappresentabile: l’apparizione del Cristo.”*
Max Milner nel suo libro “Rembrandt a Emmaus” propone un’analisi precisa sul dipinto di Rembrandt
“…Il chiarore proviene da una candela mascherata dalla figura del Cristo che si staglia in controluce davanti a essa da un muro giallo-verdastro…tutto il resto è immerso nella più profonda oscurità.
Il Cristo, leggermente discosto dalla tavola cui è seduto, appare di profilo, se ne scorge la silhouette. Per spezzare il pane, preso dalla tavola, lo tiene tra le mani giunte all’altezza dello stomaco….il suo sguardo, invisibile, è diretto in alto, verso l’angolo superiore sinistro totalmente buio della stanza…
Se la reazione spaventata del discepolo che sta di fronte è pienamente visibile, dato che la luce della candela lo colpisce in pieno viso, (il) secondo discepolo….non appena ha riconosciuto il Cristo…, si è gettato ai suoi piedi, rovesciando nella sua precipitazione lo sgabello su cui era seduto, e ha abbracciato le ginocchia del suo maestro…”*
“L’audace controluce che staglia il contorno del Cristo sullo sfondo illuminato del muro non è soltanto un virtuosismo tecnico: modifica profondamente la maniera con cui percepiamo il senso della scena. Rembrandt fa del Cristo stesso l’ostacolo che maschera la luce”*. Che genialità da parte del giovane artista! “Inoltre il chiaroscuro mette in luce il dubbio e seppellisce la fede nell’ombra”.*
“È l’effetto di controluce a conferire all’immagine del Cristo sia un’affermazione di potenza sia una sorta d’invisibilità.
Quello che suscita veramente fascino in questa scena è che Rembrandt non ci mostra ciò che vedono i discepoli, ma come lo vedono. Il discepolo di destra vede senza alcun dubbio il volto del Cristo, illuminato in pieno dalla luce nascosta, ma noi non lo vediamo, e questa frustrazione del nostro sguardo ci rende partecipi dello stato intermediario tra misconoscimento e riconoscimento nel quale si trova il discepolo, e allo stesso tempo l’aspetto fantasmatico dell’apparizione ci rende ricettivi al suo spavento.”*
La ribolla gialla:
Il chiaroscuro del dipinto in cui le varie tonalità di giallo – dal giallo chiaro intenso al giallo dorato fino all’ocra gialla – si scontrano con le nuance scure del terra Siena bruciato e del nero d’avorio. Gli scarsi punti luminosi del quadro emanano riflessi dorati e ambrati caldi. Qualche giorno dopo la mia visita al museo aprii una Ribolla gialla del produttore Damijan e rimasi colpita della bellezza delle tonalità calde del vino nel bicchiere.
Produttore: Damijan Podversic.
Vino: Venezia Giulia Ribolla gialla IGT 2018
Alcol: 14%
Temperatura di servizio: 12/14 gradi
Varietà: Ribolla Gialla
Tipologia di terreno: Ponca – Opoka Marna/Arenaria
Altitudine: 140/180 s.l.m.
Esposizione: sud
Resa per ettaro: 40 q/Ha
Vigneti di provenienza: Monte Calvario dal 1994, 2002, 2004
Degustazione:
All’occhio: Colore giallo dorato con riflessi ambrati. Vino luminoso e limpido.
Al naso: sentori intensi di frutta gialla matura, di agrumi e di note speziate dolci.
Ma è veramente in bocca che si rivela il miracolo:
Si percepiscono subito la pesca e l’albicocca, poi seguono l’ arancia candita, la mela secca, le mandorle tostate. Le note speziate di vaniglia, zafferano, e miele d’acacia si sprigionano delicatamente nel palato.
In retrogusto si percepiscono una sensazione dolce e una salmastra.
Un vino fresco, minerale e sapido. Avvolge il palato per la sua morbidezza e la sua ricchezza. Un finale molto persistente.
Un vino che si esprime nella sua piena maturità. Può invecchiare ancora qualche anno.
L’ho abbinato con faraona e castagne al forno, una meraviglia.
Vi consiglio la visita alla mostra di Rembrandt con un bicchiere di ribolla gialla in mano. E finalmente l’eucaristia evocata nel quadro di Rembrandt – il Cristo spezza il pane – si completerà col vino: “questo è il calice del mio sangue”.