Rubens:
Qualche tempo fa, visitai la casa del pittore Rubens ad Anversa. Inutile sottolineare la ricchezza della dimora, ma quello che mi intrigò particolarmente, furono dei dettagli sparsi ovunque, che svelano la mente ambivalente di quest’artista a cavallo tra il XVI e il XVII secolo (1577-1640)-
Gli storici dell’arte lo catalogano come uno dei precursori dell’arte Barocca. Il famoso critico d’arte Philippe Daverio disse dei suoi quadri che “sono un concentrato puro di tripudio di carne.” Basta guardare il dipinto “la caduta dei dannati” per capire l’asserzione di Daverio.
La poetesse Wislawa Szymborka, nel suo poema “Le donne di Rubens” illustra perfettamente quel tripudio di carne…
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Figlie del barocco, l’impasto si gonfia,
vaporano i bagni, s’arrossano i vini,
nel cielo galoppano porcelli di nuvole,
le trombe nitriscono l’allarme carnale…(seconda strofa).
I vini s’arrossano… I vini bianchi cambiano colore e diventano rossi come il sangue. Non si tratta del sangue di Cristo ma quello di Bacco, di Pan, di tutti i Dei antichi che si scatenano nella carne viva delle sue donne: l’ebbrezza provocata dall’abuso di vino rivela il mistero di una transustanziazione bacchica!
I dettagli inconsueti nella casa di Rubens
Rubens apprezzava Bacco, il dio latino del vino e dei misteri. Alcuni dettagli nella sua casa svelano il suo entusiasmo per quel dio.
Il primo è stato questa meravigliosa pressa per biancheria, mobile in legno scolpito in cui il pannello centrale in basso rappresenta due putti che raccolgono l’uva e un terzo che fa scorrere del vino da una botte.
Il secondo è una porta in legno dove un putto, salito a cavalcioni su una botte di vino, tiene in mano una coppa di vino, un altro putto gli tiene il braccio e il terzo raccoglie del vino in una caraffa.
Il terzo è un’altra porta. Nella sua parte superiore sorge un bellissimo altorilievo: un giovane uomo tra i grappoli d’uva afferra una coppa di vino.
Il quadro è una terza porta che offre alla vista del visitatore un satiro inquietante con la lingua di fuori. Bacco fu allevato dai satiri e dalle ninfe. Rubens dipinse vari quadri con i satiri, in particolare il quadro: “due satiri”, il primo, con lo sguardo perfido, tiene in mano un grappolo d’uva e il secondo, di profilo, beve da un kylix. Evidentemente il tema piaceva a Rubens.
Proseguendo la visita nel cortile interno, il visitatore viene sorpreso da un magnifico portico ispirato a un arco di trionfo romano. Sopra la porta centrale, nel frontone sorretto da quattro colonne doriche, domina un busto del filosofo romano Seneca circondato da due cornucopie: la saggezza, la costanza circondate dalla prosperità e dalla fortuna.
Nel XVI e XVII secoli, Seneca era molto popolare e senza dubbio Rubens lo apprezzava particolarmente: possedeva un busto di Seneca del I secolo d.C, che aveva riportato da un soggiorno in Italia.
Ma, come poteva Rubens, pittore dell’opulenza, del lusso, essere un “adepto” dello stoicismo? Seneca appartiene come filosofo alla corrente dello stoicismo; ma nella sua vita, egli fu accusato di adulterio, fu esiliato in Corsica, aiutò Nerone a uccidere la madre Agrippina e raccolse grandi ricchezze in losche situazioni.
Rubens e Seneca erano uomini colti, intelligenti, ricchi, influenti nella politica dei loro paesi. La loro ambivalenza evoca solo la complessità dell’anima umana. La fama notevole raggiunta dal filosofo e dal pittore illustra perfettamente il consiglio di Seneca:
“Diventa un buon vino quello che, nuovo, sembrava acerbo e aspro; mentre il vino gradevole già nella botte non regge all’invecchiamento.”