Bartholomeus van der Helst
Conoscete la famosa opera di Rembrandt “la Ronda di notte” che si trova al Rijksmuseum ad Amsterdam? Non lontano da questo quadro emblematico, è appesa una grande tela del pittore Bartholomeus van der Helst, intitolata “Schuttersmaaltijd ter viering van de Vrede van Münster” (olio su tela del 1648) ovvero Il banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in occasione della celebrazione della pace di Münster (del 18 giugno 1648). La scena dipinta rappresenta un banchetto presso la gilda dei balestrieri di Amsterdam. L’occasione è la firma del trattato di Münster, che segna la fine della guerra con la Spagna. I capitani della compagnia della guardia civica si stringono la mano in segno di pace e si passano un enorme corno d’argento per bere. Nel centro del quadro, in basso, è appoggiato un tamburo con un foglio scritto inserito sulla sua membrana. Si tratta di una poesia che proclama la gioia delle milizie armate di Amsterdam per il fatto che finalmente possono abbassare le armi.

Il banchetto della guardia civica di Amsterdam dettaglio
Quello che ci interessa sono i due uomini seduti a sinistra. Uno guarda lo spettatore e tiene nella mano destra un coltello, davanti a lui nell’angolo del tavolo sta un bicchiere di vetro svasato con del vino bianco. Accanto a lui un altro uomo identico (sembra il suo sosia) stringe nella mano destra una flûte lunga con del vino rosso molto chiaro. Quali vini potrebbero essere?
Il Claret e la Olanda
Siamo ad Amsterdam nella metà del XVII secolo. Inizia una nuova era commerciale tra Bordeaux e gli olandesi. Loro acquistano molto vino. I Bordolesi iniziano a fornire, oltre ai tradizionali Claret, anche vini bianchi secchi e dolci da esportare nel Nord Europa e soprattutto “vins de chauffe”, destinati alla distillazione.
L’apertura verso altre civiltà, resa possibile dai numerosi viaggi della flotta olandese, ha portato a un’evoluzione del gusto, che a sua volta ha contribuito ad alcuni sconvolgimenti nella storia della viticoltura. È durante il XVI e il XVII secolo che si possono osservare i cambiamenti più importanti. Fino ad allora, il cibo salato e relativamente acido era stata la moda dominante. Con la scoperta di spezie e frutti esotici nelle nuove colonie a partire dal 1492, i gusti si sono evoluti verso cibi più dolci e delicati.
Dopo gli inglesi, gli olandesi hanno governato il mondo del vino apportando trasformazioni e modifiche per soddisfare le loro esigenze.
In quel periodo, i vigneti di Bordeaux sperimentano presto una nuova forma di agricoltura: il bourdieu, un impianto di viti in filari che permette di ottimizzare la redditività del terreno. I vini prodotti in questo modo sono considerati migliori e più concentrati. Inoltre, l’introduzione di un nuovo vitigno, il Verdot, produce un vino rosso robusto e più colorato. (Le prime bottiglie tappate e sigillate risalgono alla fine del XVII secolo.)
Nell’epoca olandese, i viticoltori bordolesi lasciavano macerare più a lungo le bucce con il succo, ottenendo così un vino più rosso.
Il Claret lasciò man mano il posto a un vino rosso più potente e scuro e in grado di invecchiare. Gli olandesi inventarono un metodo particolare per mantenere il vino più a lungo. Loro bruciavano una candela (o un fiammifero) nello zolfo in barili vuoti. Le botti venivano poi riempite di vino fresco e lo zolfo veniva usato come agente antibatterico. Questa pratica permetteva una buona conservazione del vino, necessaria per lunghi viaggi o per rimanere bevibile nei lunghi inverni olandesi.
Ritornando alle nostre due guardie del quadro di Bartholomeus van der Helst, il bicchiere di rosso sembra essere un Claret (vino giovane e fruttato, poco colorato e a bassa gradazione alcolica) e il bicchiere di bianco di colore giallo dorato potrebbe essere un vino tedesco dolce prodotto con uve raccolte tardivamente (gli olandesi facevano molti affari con i loro vicini tedeschi).
Gin o brandy
Un altro elemento interessante nel quadro colpisce l’ occhio. In basso a sinistra in primo piano si trova un largo bacino dorato riempito con delle foglie di vite e una sorta di grande borraccia rotonda in argento. Si tratta di un bacino refrigerante con un fiasco contenente del gin o del brandy. In quell’epoca il jenever ( gin) era prodotto in Olanda e veniva chiamato Dutch Courage – tanto da essere stato adottato dalle truppe inglesi e olandesi in occasione della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648) contro gli spagnoli.
Gli olandesi producevano anche il brandy con “le vin de chauffe”: vino riscaldato importato da Bordeaux per la distillazione. Il brandy deriva dal termine olandese “brandewijn”. Questa parola significa letteralmente “vino bruciato”.
Le foglie di vite ben esposte nel piccolo frigorifero di rame potrebbero significare che ci sia del brandy nella borraccia anziché del gin, un alcolico più appropriato alle nostre guardie.
Concludo con un pensiero del saggista, poeta inglese del 700 Samuel Johnson:
“Claret is the liquor for boys, port for men, but he who aspires to a hero must drink brandy.”