Sacromonte 2018 IGT Sangiovese Castello di Potentino Seggiano.
Alcol 13% vol.
Rubino/vinoso con l’intensità del Pinot nero altoatesino, begli archetti nel bicchiere.
Naso dolce elegante succoso, lampone e ribes rosso, leggeri accenni selvatici di sottobosco/garrigua.
Bocca di grande equilibrio ed eleganza, cremoso pieno con una PAI molto interessante. Ottima acidità che spinge, dà slancio e piacevolezza. Si capisce che sono state utilizzate botti grandi da 50 hl e non barrique.
Mio abbinamento proletario ceci e patate, una costata di carne, possibilmente della fantastica razza toscana Chianina o maiale alle stato brado (della cinta senese e perché no? Cinghiale). Sarebbe stato buono anche con i Sambudelli di Sansepolcro che mangiavo tanti anni fa, anche sott’olio, quando mio padre lavorava per la Buitoni. Ricordo anche i ravioli in scatola. E, perché no, sulle grive piemontesi e sulle andouillettes della Borgogna?
Da quanti anni ho la fortuna di conoscere Charlotte, londinese, la cui famiglia è imparentata con il celebre scrittore Graham Greene? Da tanti ormai. A farmi conoscere il suo Sacromonte fu Alberto Falvo che aveva questo vino nella sua linea di distribuzione Classica.
Fu amore, enoico ovviamente, a prima vista. Ne scrissi sul mio sito internet Wine Report e lo feci conoscere al mio amico e Maestro Nicolas Belfrage, primo Master of Wine americano, autore di libri fondamentali per far conoscere i vini italiani di qualità ai lettori di lingua inglese – Life Beyond Lambrusco, Barolo to Valpolicella, Brunello to Zibibbo, The Finest Wines of Tuscany and Central italy.
Tornando a Charlotte, sono stato al Castello di Potentino anche con la collega svedese Katharina Andersson, con il mio amico sommelier ed ex delegato A.I.S di Como, Giorgio Rinaldi.
Charlotte ha ampliato la sua gamma e produce ottimo pinot nero, anche con una versione rosato, Alicante.
Il Pinot nero, oggi in commercio l’annata 2019, si chiama Piropo, l’Alicante l’annata 2016, Balaxus, il Rosé, di Pinot nero, annata 2023, Lyncurio. Ve lo prometto: i vini of mine great English friend Charlotte, ve li racconterò tutti: sono così buoni, charming appealing!!
Champagne Philipponat Royale Réserve Non Dosé Vendemmia 2016
Pinot Noir 70% e Chardonnay 28% Meunier 2%
Vins de Réserve élevés sous bois 27%
Dégorgement marzo 2020
Importato da Bepi Mongiardino Moon Import Genova.
Un po’ di storia che confina con la leggenda prima di raccontare questo Champagne. Si dice, lo hanno scritto in tanti, che fosse lo Champagne prediletto dall’Avvocato Agnelli e precisamente il Clos des Goisses...
Torniamo allo Champagne. Spettacolare!
Presa di spuma, perlage fine, naso dove la forte maggioranza del Pinot noir si fa sentire.
Caldo, espansivo con la forza e la ampiezza di un rosso.
Dominano le note di ananas e pompelmo, poi fiori secchi e lamponi.
Bocca ampia, carnosa, piena, si espande e conquista con dolcezza il palato, lo accarezza con assoluta classe e Savoir Faire.
Un abbinamento: pizze dell’Antico Forno dei Sapori mediterranei (lui ci sa fare ma non beve vino), focaccia con prosciutto e mozzarella, margherita con pomodorini, olive nere e mozzarella di Bufala. Ho aggiunto un filo di pasta d’acciughe di Cantabrico Delicius del Rizzoli.,
Non sono l’Avvocato, non sono Juventino e tifo Inter, non porto preziosi orologi sul polsino della camicia della mano sinistra, ma Chapeau! Sì, sa di Champagne, di Business, di Yacht e Ferrari (di donne pure, si dice…). Lui si che se ne intendeva!!
Franciacorta Saten Vintage Collection 2015 Cà del Bosco
Domenica 24 marzo non avevo voglia di pranzare da solo. Ai fornelli sono un absolute beginner, nonostante abbia avuto la fortuna di mangiare splendidamente in ristoranti stellati (Gualtiero Marchesi, San Domenico Imola, Don Alfonso a Sant’Agata dei due Golfi, Enoteca Pinchiorri di Firenze, dal Pescatore di Canneto sull’Oglio ecc).Ultima esperienza, molto positiva, dal monostellato Frosio ad Almè, non ho imparato nulla. La mia è una cucina da single, stupidamente separato e poi divorziato, di sopravvivenza. Allora, considerato che è vicino a casa, un quarto d’ora/20 minuti a piedi meno in bicicletta, ho deciso di andare alla Trattoria del Santuario qui a Stezzano, proprio accanto al Santuario della Madonna dei Campi. Lo gestisce, con successo, l’ex vigile del fuoco Gianni Cisotto. Il pranzo di lavoro viene via a soli 12 euro, ma volendo si può spendere di più mangiando alla carta, specie la domenica. Sono passato un paio di giorni prima, ho prenotato il mio tavolo e ho pensato di gratificarmi, con il permesso di Gianni, portando due bottiglie prese dalla mia cantina super fornita.
Ho scelto il mio Barolo del cuore, il Monprivato, da vigna in Castiglione Falletto e cantina di vinificazione a Monchiero, di Giuseppe e oggi Mauro Mascarello e del figlio Giuseppe, annata 2015. A questo vino del cuore dedicherò un altro pezzo. E poi il top delle bollicine – metodo classico – méthode champenoise italiche, la Cà del Bosco di Erbusco portata al successo e a fama mondiale da un coetaneo Maurizio Zanella ( con cui lunedì 17 marzo ho pranzato, suo ospite da Frosio ad Almè). Ho scelto quello che una volta si sarebbe chiamato Crémant per via della sua bassa pressione e della sua morbidezza cremosa e che in Franciacorta un giorno hanno deciso di chiamare Satèn.
37150 le bottiglie prodotte (molto meglio dei Crémant de Bourgogne, del Jura, del Luxembourg) è un vino da applausi, perfetto sulle lasagnette, sul manzo all’olio con polenta, sul fritto misto di pesce che ho scelto.
Oro squillante nel bicchiere, perlage fine e continuo, bella presa di spuma.
Naso sapido, setoso, avvolgente con note di ananas e pompelmo a emergere fiori secchi, pietra e sale.
Bocca larga, cremosa, setosa (si chiama o no Satèn?).
Persistenza lunga e piena, bella vinosità.
Posso consentirmi una digressione non enoica? Andrebbe bevuto ascoltando una ballade come Satin Doll in compagnia della Lei del tuo cuore e ti fa uno strip tease burlesco e spiritoso restando quasi solo con le calze di seta. O mon Dieu, guardate che birbone che sono!!