“I grandi vini sono come le donne belle: differenti, misteriosi e volubili. E ogni vino come una donna va “preso”. Comincia sempre col rifiutarsi, con garbo o villania, secondo temperamento, e si concede solo a chi aspira alla sua anima oltre che al corpo. Apparterrà a colui che lo sa scoprire con delicatezza.”
Era genio e sgregolatezza – tutti noi che facciamo questo strano lavoro di eno-giornalisti gli dobbiamo tutto. Ci ha in qualche modo “inventati, creati”.
Ho trovato perfettamente Veronelliano il pensiero che mi hai sottoposto, e divertente.
Humbert:
-Io, essendo una donna, mi permetto di proporre un’altra versione o definizione di un Grande Vino.
Oltre alla complessità olfattiva e gusto-olfattiva e alla sua incredibile persistenza, un Grande Vino ti sconvolge per la sua capacità di comunicarti o trasmetterti emozioni, ricordi e pensieri: il vino colpisce la parte emotiva del cervello. Tuttavia, un Grande Vino non ha un’immediata eloquenza; si rivela lentamente, sorso dopo sorso, oppure ti invade con una violenza incredibile. Purtroppo, per avvicinarsi a un Grande Vino sono necessari anni di degustazioni. Non è immediato e facile percepirne tutte le sue complesse sfumature senza un minimo di allenamento.
Al mio avviso, un Grande Vino si beve da solo e non ha bisogno di essere abbinato al cibo. È il protagonista unico di un momento privilegiato che tu gli concedi e che lui ti concede.
Vorrei riprendere un pensiero dello scrittore francese Georges Bataille dal suo libro “L’Erotismo”. Lui evidenzia che” la società umana è composta simultaneamente o successivamente dal mondo profano e dal mondo sacro.” Continua spiegando che “il mondo profano è quello dei divieti. Il mondo sacro si apre a trasgressioni limitate. È il mondo della festa, dei sovrani e degli dei.”
Proviamo a trasporre l’idea di Bataille: un Grande Vino è composto simultaneamente o successivamente dal mondo profano e dal mondo sacro.
Un Grande Vino ti apre la porta al mondo sacro delle trasgressioni limitate.
E dove si manifesta il gioco alternativo del proibito e della trasgressione? Nell’erotismo.
Ma quale erotismo?
Il poeta francese Arthur Rimbaud, nel suo poema “L’Eternité”, ci lo rivela nella prima e nell’ultima strofa:
Elle est retrouvée.
Quoi? L’éternité.
C’est la mer allée
Avec le soleil.
(È ritrovata.
Che cosa? L’eternità.
È il mare mischiato
col sole.)
Nel bere un Grande Vino, rinasce l’erotismo pagano. L’esperienza enologica offre all’uomo (e anche alla donna) il potere di sfuggire al Tempo: ecco l’illuminazione che giunge a Rimbaud all’immagine del “mare mischiato al sole”. L’unica eternità realmente esistente si manifesta nello spettacolo di una natura dalla bellezza sensuale e feconda. Nel bicchiere colmo di un Grande Vino, viviamo un momento privilegiato di eternità, non religioso ma pagano, dove troneggiano gli dei Dioniso e Eros, dove il mare è mischiato al sole.
In fondo, Veronelli non si sbagliava quando paragonava Grandi Vini a donne. Ognuno percepirà, secondo la propria creatività immaginativa, quella scintilla di eternità: nel corpo di una donna, di un uomo, di un paesaggio o di un cielo in una stanza, come lo canta Gino Paoli.

Dioniso ed Eros – II sec.d.C collezione Farnese