Quando il Siccagno di Mariolina Baccellieri incontra il Symposium di Pitagora
La luce dorata del tramonto calabrese filtrava attraverso le colonne del peristilio della scuola pitagorica a Crotone, mentre il Maestro – Pitagora di Samo – versava con gesto solenne il nettare appena giunto dalle colline che dominano lo Ionio. Era il 520 a.C., trent’anni dopo la sua fondazione della scuola, e nelle terre che un giorno avrebbero ospitato le vigne di Mariolina Baccellieri, il grande filosofo stava svelando ai suoi discepoli matematici i segreti dell’armonia universale attraverso il vino.
“Osservate, fratelli della conoscenza,” disse Pitagora sollevando il kylix di terracotta verso la luce morente, “come questo nettare ci rivela i segreti della harmonia – l’ordine matematico che governa l’universo.”
La Geometria del Colore
Il liquido danzava nel calice con un colore giallo dorato limpido, quasi brillante – come i triangoli aurei che il Maestro disegnava sulla sabbia per spiegare le proporzioni divine. “Ecco la prima manifestazione del logos,” continuò Pitagora, “questo splendore segue le stesse leggi matematiche delle sfere celesti. Il rapporto tra luce e materia qui è perfetto – 1:1.618, la sezione aurea fatta liquida.”
Alcmeone di Crotone, medico e filosofo tra i suoi discepoli più fidati, annuì pensieroso: “Maestro, è come se aveste catturato l’essenza stessa dell’Apollo Solare in questo calice.”
L’Aritmetica degli Aromi
Pitagora avvicinò il calice al naso, e l’aria si riempì di un’intensità olfattiva forte dalla qualità fine e diversità ricca. “Sentite,” sussurrò, “qui si manifesta il tetractys – il numero sacro 10 che contiene tutti i segreti. Riconosco dieci distinte armonie olfattive che si intrecciano in perfetta proporzione.”
Indicò con il dito mentre enumerava: “I profumi di agrumi canditi – mandarini e bergamotto – sono la triade solare (3). La dolcezza di zucca rappresenta la tetrade terrestre (4). Le mandorle leggermente tostate incarnano la dualità fuoco-terra (2). Il miele di zagara è l’unità divina (1). Totale: 10, il tetractys perfetto.”
Un mormorio di stupore attraversò il circolo dei mathematikoi quando il Maestro aggiunse: “Ma ascoltate ancora… quello iodio che percepite? È l’elemento che completa l’armonia dei quattro elementi: terra, aria, fuoco e ora l’acqua del mare. Il vino non mente mai – ci racconta esattamente da dove viene.”
La Musica del Palato
Il primo sorso fu una rivelazione delle leggi dell’armonia. L’acidità moderata si accordava con l’alcol caldo, mentre una sucrosità rotonda creava quella che Pitagora chiamava “l’ottava perfetta del gusto“.
“Ecco la dimostrazione pratica della mia teoria dell’armonia delle sfere!” esclamò il filosofo. “Questo vino è suave, avvolgente come il suono della lira quando le corde vibrano nei rapporti giusti – 2:1, 3:2, 4:3. Sentite come è armonioso? Come bilancia iodio e miele, amaro e dolcezza? È la symphonia – l’accordo perfetto – tradotta in sensazione.”
Filolao di Crotone, matematico tra i discepoli, sorrise illuminato: “Maestro, è come se questo vino suonasse la stessa melodia che ci insegnate quando parlate dell’armonia cosmica!”

foto Humbert Siccagno Bianco- Mariolina Baccellieri Calabria IGT 2023
Il Teorema del Gusto
Il finale leggermente amarognolo si prolungava sul palato, lasciando una scia di riflessioni matematiche. “Questo finale,” spiegò Pitagora tracciando triangoli nell’aria, “segue il mio teorema fondamentale. L’amaro al quadrato più il dolce al quadrato uguale l’armonia al quadrato. Ogni sensazione trova il suo opposto e insieme creano l’equilibrio perfetto.”
“Ma Maestro,” intervenne Alcmeone, “perché definite questo vino pronto’?”
“Perché, caro discepolo, questo nettare ha raggiunto la sua arete – la sua perfezione. È nel momento matematicamente esatto del suo splendore, come i numeri primi che non possono essere divisi. E va servito a 9 gradi – notate: 9 è 3², il quadrato del numero perfetto!”
Pitagora alzò nuovamente il calice: “Quando assegno a questo vino PA(persistenza aromatica): 7 e PG(persistenza gustativa): 7, non sto dando voti casuali. Il 7 è il numero dell’armonia, della completezza – 3 (divino) + 4 (terrestre) = 7 (perfezione). Questo vino incarna la matematica dell’universo!”
La Profezia del Tempo
Mentre la sera calava su Crotone e le prime stelle disegnavano nel cielo le geometrie celesti, Pitagora evocò un suo pensiero sull’armonia:
” L’armonia è eterna, come i numeri. Questo vino dimostra che esistono verità matematiche assolute: l’equilibrio, la proporzione, la bellezza. Questi non cambiano mai.”
E mentre la luna crescente sorgeva sui colli calabresi – seguendo anch’essa le leggi matematiche che Pitagora aveva intuito – il symposium continuò fino all’alba, con quel Siccagno che dimostrava come l’harmonia cosmica potesse manifestarsi perfino in un calice di vino.
“Tutto è numero” – aveva detto Pitagora. E quella notte, nei riflessi dorati del Siccagno, i suoi discepoli videro brillare i numeri dell’eternità.






