Il Prié Blanc, vitigno autoctono della Valle d’Aosta – La cave Mont Blanc
Il Prié Blanc
Il Prié Blanc è un vitigno autoctono valdostano a bacca bianca. Era già conosciuto in epoca romana. Viene chiamato anche Blanc de Morgex. È un vitigno “eroico” perché viene coltivato tra 900 metri e 1200 metri slm. Sono le vigne più alte d’Europa. La sua spiccata acidità lo rende ben adatto all’appassimento e alla spumantizzazione. In degustazione le sue caratteristiche organolettiche sono sentori di erbe di montagna, fieno, mela renetta e un sottofondo di mineralità.
La Cave Mont Blanc
La cave Mont Blanc è una cantina di circa 80 piccoli produttori valdostani. Attualmente producono circa 160.000 bottiglie all’anno. Gli amanti dello spumante riconoscono la cuvée des Guides de Morgex et de la Salle per le sue caratteristiche uniche: la qualità del perlage, la sua mineralità e la sua freschezza. Questo vino viene spumantizzato a 2173 metri sul Mont Fréty.
Qualche giorno fa una persona cara mi ha portato una bottiglia de la Cuvée du Prince de la Cave Mont Blanc del 2015.
In questo caso che cosa si fa? Si mette la bottiglia in frigo e si apre al calare del sole dopo una giornata calda e afosa. Ho scelto, per rendere il momento magico, una flûte di Daum in cristallo. La sua forma elegante, sottile e slanciata si presta bene per assaggiare questo spumante.
La degustazione de la Cuvée du Prince, Blanc de Morgex et de la Salle 2015, metodo classico, Brut Nature*
Al primo sguardo ho capito subito la sua anima eroica e generosa.
Una seta gialla paglierina con dei riflessi dorati la circondava con eleganza.
Fini bollicine delicate scappavano in fretta verso la superficie della flûte.
Effluvi floreali rari di eriphorum, giglio di Monte, astragalo maggiore e fiordaliso montano sfiorarono delicatamente le mie narici. Poi percepii degli odori di mela cotta nel caramello e di confettura di albicocche selvatiche.
Ma che sorpresa in bocca! L’impatto potente del legno tostato invase tutto il palato per qualche secondo. Alla seconda sorsata invece, si liberarono delle note delicate di fiori selvatici di montagna. Delicati profumi di miele millefiori e di vaniglia del Madagascar stimolarono le mie papille gustative. Il finale si concluse con un odore di labie (losa) bagnata, questa pietra grigia che ricopre i tetti dei rascard e delle case valdostane.
(In quel momento mi ricordai della storia dei miei antenati provenienti da Quincinetto, Verrès e Torgnon. Lasciando i loro villaggi tra il ‘700 e l’800, con le loro attrezzature da scultori di pietre, partirono per realizzare decine di porte scolpite per le dimore della piccola borghesia nella lontana Lorena in Francia. La loro manualità e abilità erano riconosciute nei paesi limitrofi. Quanti ricordi profondi possono sprigionare questi profumi unici.)
Poi, sotto la lingua, la morbidezza del vino insieme alla sua freschezza creò una bella armonia gustativa che si concluse con un finale persistente (PAI: 6) prolungato con una nota minerale.
Un bello spumante da abbinare alla mocetta, ai salumi valdostani, alla fontina di alpeggio, o a un blu ai tre latti o semplicemente alla pasta alla carbonara.
Un pesce? La trota affumicata.
*Brut nature, pas dosé :Zucchero inferiore a 3 g/litro e senza aggiunta di zuccheri dopo la seconda fermentazione.