Israele, antica terra vinicola
Israele è una terra ricca di tradizione vinicola e la sua storia vinaria ha più di 5000 anni. Nell’antichità Israele esportava molto vino ed era conosciuta per produrre vini di qualità.
Durante il periodo Romano e Bizantino la Giudea e le città portuali di Ashkelon e Gaza erano considerati centri vitali per la produzione di vino.
La conquista araba del 600 d.C. e la proibizione dell’alcol nell’Islam causarono lo sradicamento di molti dei vigneti rimasti in tutto il paese, specialmente in Giudea e Samaria.Per un breve periodo, i crociati in Terra Santa fecero rivivere la coltivazione dell’uva e le viti furono piantate in luoghi come Betlemme e Nazareth. Quando i Crociati tornarono in Europa, riuscirono a portare con sé molti vitigni nobili, come lo Chardonnay, il Moscato e lo Shiraz, originari del Medio Oriente.
Nel 1882, ebrei provenienti dalla Russia e dalla Romania fondarono nuovi villaggi in Palestina. Con l’aiuto del barone Edmond de Rothschild, proprietario di Château Lafite a Bordeaux, in Francia, furono piantati nuovi vigneti (provenienti da Bordeaux: Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, petit verdot).
Attualmente le tre varietà più coltivate oggi in Israele sono Cabernet Sauvignon, Carignan e Merlot, seguite da Syrah, Argaman e Petite Syrah. Le principali vitigni di bianchi impiantati sono lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc poi il Riesling, il Gewurztraminer e il Viognier. Sebbene Israele abbia però una lunga storia di vinificazione, il paese non ha vitigni autoctoni ma internazionali.
Circa una decina di anni fa, Dr. Shivi Drori, ricercatore enologico di fama mondiale si è specializzato nella riscoperta degli antichi vini e uve di Israele.
Egli scopre almeno 82 varietà uniche di uve autoctone che non si trovano in altre parti del mondo. Di questi 82 tipi, 20 sono uve da vino come bittuni, Baladi (uve rosse), Dabouki, marawi, Jandali e lo Zeini (uve bianche).
Gesù e il vino nell’Ultima Cena
A questo punto possiamo farci una domanda: ma che vino ha bevuto Gesù nell’ultima cena?
Certamente non era un blend bordolese ma un vino rosso prodotto con vitigni antichi e chissà se il professor Drori l’ha identificato nelle 82 varietà autoctone scoperte.
Secondo il famoso archeologo del vino Patrick Mc Govern nel suo libro “Ancient Wine”, “a Gerusalemme gli abitanti apprezzavano i vini forti e corposi: mentre annacquare il vino era una pratica comune nella civiltà classica, a Gerusalemme si preferivano vini dal sapore intenso”. Invece loro miscelavano il vino con spezie, frutta e soprattutto resina ricavata dagli alberi. Era inoltre abitudine aggiungere altri ingredienti, come melagrane, mandragole, zafferano e cannella per esaltare il sapore del vino.
“È probabile che abbiano bevuto qualcosa di simile a un moderno Amarone…” continua McGovern. Insomma il vino versato nell’Ultima Cena era un vino dolce, corposo e scuro. “Possono anche aver aggiunto ingredienti come melograno, zafferano e mirra” – conclude McGovern.

Paolo Veronese, Le Nozze di Cana
Il vino nella vita di Gesù
Adesso che sappiamo la tipologia del vino servito proviamo a scoprire nei Vangeli il rapporto che aveva Gesù con il vino.
L’episodio più conosciuto sono le Nozze di Cana evocato nel Vangelo secondo Giovanni (capitolo 2):
Nelle nozze di Cana, il vino era venuto a mancare e la madre di Gesù avvertì il figlio. Gesù chiese di riempire le giare d’acqua e per miracolo l’acqua si trasformò in vino, ma bisogna sottolineare: in vino buono! Questo dettaglio importante prova che Gesù apprezzava il vino di qualità e ne offrì alla gente anche se brilla (la tradizione voleva che si servisse del vino di scarsa qualità verso la fine del banchetto).Lo sposo disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino a ora il vino buono».
Nei vangeli di Matteo e di Luca, Gesù era accusato di essere “un mangione e un beone” (Mt11,19 Lc7,34).Bisogna certamente cercare anche un significato più profondo nel comportamento”festaiolo” di Gesù. Nel Nuovo Testamento e nell’Antico Testamento, il vino è una figura privilegiata dei beni escatologici (Ap 6,6), e la felicità escatologica è descritta come un banchetto, il banchetto del Regno.(Mc 14,25)
Un altro episodio ripreso da Marco mette in risalto Gesù e il vino. Al momento della crocifissione viene offerto a Gesù del vino mescolato al mirto. Accennando al fatto che il condannato rifiuta di prenderlo, Marco sottolinea che Gesù è determinato ad affrontare la morte a testa alta, senza perdere nessuna delle sue capacità intellettuali (Mc 15,23).
Concludo col profeta Giovanni Battista che era astemio:”Et vinum et siceram non bibet”* gli disse l’Angelo. (Luca, I,15)
*(Non berrà né vino, né altro liquore capace di ubriacare)
Bere o non bere questo è il dilemma o forse è una scelta escatologica’?