“You like good music, drink Bourbon on the Rocks and joke with bar hostesses? Go to the museum!”Una bellissima mostra sull’artista Robert Guinan presso il musée des Beaux -Arts di Lione vi offrirà un ‘esperienza inconsueta sui bassi fondi di Chicago.
Biografia dell’artista
Robert Guiman nasce nel 1934 a Watertown (Stato di New York). Tra il 1947 e il 1950 segue un corso serale di pittura. Nel 1951 scopre il film Moulin-Rouge di John Huston e rimane colpito dall’artista Henri de Toulouse-Lautrec. Nel 1955, si arruola allo ‘United States Air Force de La Nouvelle Orléans e scopre il jazz. Si lega alla comunità afro americana. Nel 1959 studia alla School of Art Institute a Chicago. Si diploma nel 1963.
Nel 1962, incontra Emile Breda, pianista al King’s Palace, che lo introduce nei bar della malavita di Chicago, dove conosce le sue modelle.
Dal 1973 al 2008, incontra Albert Loeb che diventa il suo gallerista. Nel 1976 partecipa alla mostra collettiva “La Nouvelle Subjectivité” a Parigi. Nel 2005, l’Académie de France a Roma organizza una retrospettiva sull’artista. Dal 2008 al 2016, espone a Chicago alla galleria Ann Nathan. Muore nel 2016 a Evanston (Illinois).
Guinan non è molto conosciuto in Usa e neanche a Chicago, ma i suoi dipinti su questa città sono ricercati in Europa. Il defunto presidente francese Francois Mitterrand possedeva una tela, così come l’attore Johnny Depp.
Quando Guinan inizia a dipingere negli anni Cinquanta, lavora come barista per campare.
“Facevo il barista da Stouffer in centro. La tela era costosa, così rubavo le tovaglie e dipingevo sulle tovaglie”, ha raccontato. “Alcuni dei miei dipinti hanno ancora grandi fiori rossi e bianchi sul retro”.
A quell’epoca l’espressionismo astratto è di gran moda ma Guinan rimane fedele al lavoro figurativo, usando modelli vivi e catturando la vita notturna. Dipinge persone e luoghi di Chicago che la maggior parte dei turisti non vede mai: Maxwell Street, le bettole, le persone sole e quelle in cerca di divertimento. Ritrae i suoi cittadini con grande empatia. Si definisce un “reporter”
“My work is more journalistic than it is narrative. What I do best is reporting,” he said. (“Il mio lavoro è più giornalistico che narrativo. Quello che mi riesce meglio è il reportage”, ha detto).
La mostra su Robert Guinan

Nicole Mitchell
La mostra organizzata presso il Musée des Beaux-Arts di Lione mette in risalto i suoi lavori sulla musica: il jazz, i musicisti come la flautista Nicole Mitchell; sulle sue modelle incontrate nei bars, sugli emarginati nella loro solitudine, nella loro miseria.
Sono rimasta colpita per un dipinto di una incredibile complessità nella resa dei riflessi e nella profondità di analisi dell’artista nei personaggi ritratti. La scena si sviluppa di sera in un appartamento moderno e chic di una grande città americana. Una donna sulla sessantina seduta sola su un divano chiaro sembra ascoltare una persona che si trova quasi di fronte a lei. Nel riflesso della vetrata scorrevole interna dietro di lei si intravede la sagoma di un uomo, probabilmente l’artista stesso. Lei rimane fredda e chiusa nel suo mondo, nei suoi pensieri. Le sue gambe incrociate accentuano un senso di freddezza e di non comunicabilità. La sua mano sinistra è appoggiata sul cuscino del divano. Ha un anello e un orologio pregiati. Vicino a lei in basso, l’artista ha dipinto un tavolino in cristallo con una maestria nei riflessi. Un bicchiere di gin o vodka on the rocks appoggiato su una piccola salvietta di carta grigia antracite si specchia sul tavolino accanto al riflesso del viso impassibile della donna.

Robert Guinan
Nella vetrata dietro di lei si vede la composizione del salone. Sembra che ci siano solo loro due, ma nella tenda a destra altri riflessi strani lasciano intravedere il profilo di una donna e la parte inferiore di un viso maschile e un vestito con giacca e cravatta. In questo quadro quasi fuori tema ci troviamo davanti alla solitudine della gente agiata, l’ambiguità tra l’individuo, il suo riflesso nell’altro e negli altri. Ognuno si riflette nell’altro ma nessuna empatia e umanità trapelano. Nello sfondo la notte nera si illumina di piccolissime macchie bianche regolari. Sono le luci delle finestre dei grattacieli intorno, dove ognuno vive la sua piccola esistenza quadrata.Ognuno interagisce con l’altro attraverso il suo riflesso senza conoscersi ne riconoscersi.Mi viene in mente un passaggio del libro I il Re di sabbia dello scrittore di fantasy George Raymond Richard Martin:
“Noi diamo per scontate le nostre immagini riflesse per tutta la vita, finché arriva il momento in cui i nostri occhi cercano i lineamenti familiari e trovano invece uno sconosciuto.“
Foto dei quadri di Valérie Humbert