Vi siete mai chiesti perché Romeo e Giulietta nella tragedia di Shakespeare si siano innamorati in pochi istanti? Una passione così folgorante, immediata, nasconde qualche spiegazione razionale. Ma quale?
Romeo e Giulietta
Nell’atto primo, scena seconda, un servo (Peter) della famiglia Capuleti tiene in mano una lettera che il suo padrone gli aveva lasciato. Deve avvisare tutte le persone iscritte sul foglio che sono invitate a una cena seguita da un ballo in onore di Giulietta, figlia cadetta del ricco Capuleti. Cammina per le vie di Verona e non sapendo leggere, cerca qualcuno in grado di aiutarlo. Incontra Romeo e Benvoglio (il cugino di Romeo) e chiede al primo di leggere i nomi degli invitati. Romeo scopre, nella lista, la presenza della sua amata Rosalina.
Si sa che Romeo è un Montecchi, nemico dei Capuleti. Malgrado la situazione, Romeo, accompagnato da Benvoglio e altre persone, decide di partecipare alla festa indossando una maschera per rimanere in incognito. Il servo per ringraziarlo conclude dicendo:
“E io ve lo dico prima che me lo chiediate. Il mio padrone è il ricco Capuleti, e se voi non siete un Montecchi, potete venire pure voi per un bicchiere di vino. Statevi bene.” Si tratta veramente di un bicchiere di vino?
Nel testo originale Skakespeare scrive:
“I pray come and crush* a cup of wine. Rest you merry!”
Shakespeare ha usato il verbo “crush”* di cui l’etimologia è : Crush entered English by 1398, possibly from the Old French verb croissir. Il verbo “crush” viene probabilmente dal vecchio francese “croissir”.
*Cercando nel dizionario Godefroy dell’antica lingua francese dal IX al XV secolo, la parola croissir ha tre significati:
1/ rompere, distruggere, spezzare
2/nel senso passivo: rompersi, crollare, cadere in pezzi (un palazzo)
3/ violentare o deflorare una donna
In realtà il servo Peter non propone a Romeo un bicchiere di vino ma di rompere, distruggere una coppa di vino. Certo che bisogna già avere bevuto un bel po’ per arrivare a spezzare in mille pezzi il contenitore del vino. Insisto sul contenitore perché nella traduzione francese di Victor Hugo egli scrive:
Il servo: “…Je vous invite à venir faire sauter un cruchon de vin..Dieu vous tienne en joie!”
Victor Hugo insiste sulla giovialità dell’atto e usa un’immagine un po’ spinta: fare saltare (in aria) una piccola brocca di vino. Somiglia piuttosto ad una proposta da taverna che da ballo. Victor Hugo riesce a creare lo stesso suono del verbo “crush” nella parola cruchon. Bravissimo Monsieur Hugo. La quantità di vino, in quel caso, passa da un bicchiere a una brocca piccola (cruchon).
Bisogna aggiungere che Shakespeare apprezzava il vino, in particolare lo sherry che viene citato in varie tragedie. La sua figlia più giovane Judith sposò il mercante di vino (a vintner) Thomas Quiney. Shakespeare conosceva bene il vino e l’effetto che poteva produrre su un uomo.
Probabilmente Romeo assaggia del vino durante la cena, anche se Shakespeare non lo indica. In seguito Romeo, al ballo, si sente forse un po’ più rilassato del normale.
Mercuzio, il suo migliore amico che lo accompagna, dice:
“ Gentile Romeo, siamo qui per farti ballare.”
Romeo risponde:
“No, non io, credetemi…io porto invece un’anima di piombo che mi tiene così inchiodato a terra, da impedirmi di fare alcuna mossa.”
Romeo non sembra rilassato ma si sa che l’alcol può rendere esaltati e allegri, ma anche tristi e disinibiti. Il seguito conferma lo stato di Romeo: al primo sguardo posato sulla giovanissima Giulietta (14 anni non ancora compiuti) si innamora (dimenticando la bella Rosalina, la sua passione del momento).
Chiede subito a un servo, indicando Giulietta:
” Chi è quella damina laggiù, che con il tocco di sua mano fa ricca quella del suo cavaliere? “ Il servo non sa.
Romeo rimane abbagliato ed esprime il suo fervore in questi termini:
“ Oh, ch’ella insegna perfino alle torce come splendere di più viva luce! Par che sul buio volto della notte ella brilli come una gemma rara pendente dall’orecchio d’una Etiope. Bellezza troppo ricca per usarne, troppo cara e preziosa per la terra! Ella spicca fra queste sue compagne come spicca una nivea colomba in mezzo ad uno stormo di cornacchie. Finito questo ballo, osserverò dove s’andrà a posare e, toccando la sua, farò beata questa mia rozza mano… Ha mai amato il mio cuore finora?… Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo, perch’io non ho mai visto vera beltà prima di questa notte.”
La giovane Giulietta rimane, anche lei, folgorata dall’intrepido Romeo e in pochi istanti egli non esita a baciarla. Probabilmente Giulietta non ha bevuto solo l’acqua dell’Adige (fiume che attraversa Verona) a cena per essere così disinvolta.
Ma che cosa hanno bevuto prima del loro incontro?
Che tipo di vino è stato servito durante la cena? Un vino autoctono, con delle note fumé, minerale, quasi solforiche… Un vino che infiamma il cuore e la mente?
Un soave per bacco!
Degustazione:
Vecchie Vigne Soave DOC 2018
Tenuta Sant’Antonio Famiglia Castagnedi
Colore giallo paglierino con dei riflessi dorati.
Un’intensità olfattiva abbastanza forte e complessa.
L’impatto olfattivo inizia su delle note di pietra focaia e zolfo, seguono note di frutta fresca a polpa bianca e vegetale come l’asparago verde, di pasticceria: brioche e di vaniglia.
In bocca la sua freschezza quasi acidula e la sua sapidità vengono ammorbiditi con un bel tenore alcolico che accarezza il palato. Un gusto amarognolo si manifesta nel finale, un po’ come la fine di Romeo e Giulietta...
Di media struttura questo Soave mantiene una buona persistenza aromatica e gustativa. Riflette la tipicità del vitigno Garganega che si esprime con garbo. Un vino da gastronomia, da festa, estivo o invernale.
Alla fine del XVI secolo (periodo in cui fu scritta la tragedia), la famiglia Capuleti avrebbe sicuramente abbinato il divino Soave con la magnifica torta parmesana. Ma nei giorni nostri, vi propongo un piatto di pasta e pesce, una carne bianca o un bel risotto con crema di astice e polpo alla griglia.
Ricordatevi la replica del Frate Lorenzo nell’atto secondo, Scena VI di Romeo e Giulietta:
Frate Lorenzo: “ Codesti subitanei piacimenti hanno altrettanta subitanea fine, e come fuoco o polvere da sparo s’estinguono nel lor trionfo stesso, si consumano al loro primo bacio. Miele più dolce si fa più stucchevole proprio per l’eccessiva sua dolcezza, e toglie la sua voglia al primo assaggio. Perciò sii moderato nell’amare. L’amor che vuol durare fa così.”
Cari lettori non infiammatevi al primo sguardo (soprattutto dopo qualche sorso di vino). Siate moderati! (in amore e nel vino). Così la vostra fine non sarà fatale come quella di Romeo e Giulietta.