L’Italia ha registrato 7,87 miliardi di euro per l’esportazione dei suoi vini nel 2022 (Fonte Wine News). Invece l’industria dell’arte in Italia ha generato un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto (La Repubblica novembre 2021). Significa un volume d’affari totale di euro: 5,24 miliardi di euro. In Italia, l’arte e il vino si completano e si arricchiscono a vicenda: i dati lo confermano.Il vino è “business” ma prodiga, per quelli che lo assaggiano o semplicemente lo bevono, un piacere da intrattenere. La degustazione è una tecnica assai difficile e necessita di allenamento costante come lo richiede l’osservazione e la comprensione di un’opera d’arte.
Ma ritorniamo alla mia domanda. Vinitaly o Brera?
Percorrere le sale e fermarsi davanti ai capolavori esposti nella pinacoteca può veramente diventare un’esperienza olfattiva come lo è la degustazione dei vini italiani. Non intendo evocare gli odori esterni come odori di legno, di gesso, di cera o gli odori corporei dei visitatori come profumi, dopobarba, deodoranti, sudori, alito. Io vorrei concentrarmi sugli odori che emanano i luoghi, i personaggi ritratti nei quadri.
“Se i dipinti potessero trasmettere suoni e odori, il museo sarebbe un luogo vivace, pieno di aria colorata. Il nitrito dei cavalli, le grida di gioia dei bambini…gli angeli musicisti… Il profumo della terra umida, dei fiumi, delle stalle… delle onde, del sottobosco… In un certo senso, possiamo ritenerci fortunati a non poter sentire e annusare i dipinti, perché i musei diventerebbero presto luoghi poco invitanti”.
Per esempio nel famoso quadro “il Cristo Morto”, l’artista Mantegna raffigura il corpo del Cristo morto, steso e coperto per metà da un lenzuolo, su una lastra di marmo. L’occhio del visitatore rimane sconvolto e sorpreso per la forte prospettiva di scorcio. Ma se oltre alle spiegazioni proposte da uno storico dell’arte potessimo anche percepire gli odori che si diffondono nell’ambiente dipinto?
Nel magnifico trittico di San Domenico di Carlo Crivelli, la pesca, il cetriolo, l’uva, le rose, i garofani e i gigli circondano la Madonna e i santi. Il pittore ha aggiunto nelle ghirlande fiorite ai piedi dei personaggi dei bucrani e dei teschi umani. Questi elementi inseriti hanno evidentemente una valenza simbolica. Ma immaginate quanti profumi si diffondono da questo luogo santo? Oltre alla ricchezza cromatica e stilistica esiste anche una ricchezza olfattiva incredibile.
Un altro esempio quasi esagerato è la tela di Vincenzo Campi intitolata “la cucina”. Un tripudio di odori acri, violenti, e profumi di piatti appena sfornati assaltano lo spettatore. Oltre a elementi figurativi grotteschi, l’artista ci regala una varietà stupefacente di odori: farine, uova, paste salate per torte, carne di pollame, di bue, viscere, sangue, burro, erbe aromatiche pestate, formaggio grattugiato, camino e fumo. Poi odori della gioia, delle parole scambiate, della fame, della voglia di amare, dei sorrisi delle fanciulle si aggiungono in questo incredibile pot-pourri olfattivo.
Fra di noi, quale vino potrebbe regalarci tutti questi profumi e odori in un istante? Neanche un Sassicaia del 2020 o un Romanée-Conti del 2015.