La parola Bordeaux vi fa immediatamente pensare ai grandi vini mondialmente conosciuti o alla città?
Bordeaux, anche se non tutti lo sanno, è una perla rara a livello architettonico. Nel 2007 il suo centro è stato riconosciuto come patrimonio dell’Unesco per i suoi 350 edifici classificati Monumenti storici. Per esempio al Porto della Luna, porto antico di Bordeaux (dai romani un poi) si trova il quartiere emblematico degli Chartrons: bisogna passeggiare per le sue vie per scoprirlo. Dal medioevo in poi il commercio del vino, in partenza per l’Europa e poi per il nuovo mondo, si negoziava in questo luogo. Irlandesi, inglesi, fiamminghi si stabilirono negli Chartrons per sviluppare il commercio del vino bordolese.
Al giorno d’oggi, il quartiere è diventato una zona chic e “bohémienne”.Tra ristorantini, locali giovani di tendenza, enoteche, negozi artigianali, negozi trendy, gastronomie lussuose dove si vende il caviale bordolese, pasticcerie gourmet, gallerie d’arte e soprattutto antiquariati, il posto assicura al visitatore momenti gradevoli e conviviali. Senza dimenticare il bellissimo mercato domenicale collocato lungo la Garonna. Il prodotto più stupefacente, a mio avviso, è la proposta deliziosa di varie tipologie di brioche salate ripiene di foie gras Maison. Lo scorso maggio i piccoli produttori esponevano i bianchissimi asparagi del Blayais IGP, le ostriche di Arcachon e i cannelés médaille d’or: tante prelibatezze da provare.
Negli Chartrons, in una piccola via tipica a due passi dal mercato si trova il musée du vin et du négoce. L’ antico immobile degli intermediari reali di Luigi XV offre un’imponente facciata, delle cantine a volta e il bottificio. Il museo propone un percorso sulle usanze dei commercianti viticoltori del XIX secolo.
La collezione di documenti, bottiglie rare, film e attrezzatura di vinificazione permette di rivivere diversi secoli di storia.
Vi consiglio di visitarlo. Il percorso è abbastanza veloce e ci sono delle piccole chicche interessanti e divertenti sulla storia del vino. Si conclude la visita con una degustazione di due bicchieri di vino di Bordeaux: un Bordeaux Clairet Château La Freynelle Cabernet Sauvignon e un Bordeaux supérieur Château Lajarre 2019 (Merlot 80% e Cabernet Franc 20%) abbinato con dell’uva candita macerata nel Sauternes ricoperta di cioccolato fondente (It is so goood!!!).
Mi sarebbe piaciuto assaggiare il vino del Magnum Château Angelus 1er Grand Cru Classé 2004 presente nella cantina anche se Wine spectator gli ha dato un modesto voto di 91 e James Suckling 94.

Angelus 2004 1er grand cru Classé A Bordeaux Saint Emilion
Qualche chicca da ricordare:
- Thomas Jefferson
Nel 1787, Thomas Jefferson, futuro terzo presidente degli Stati Uniti, visitò i vigneti francesi e soggiornò a Bordeaux. Incontrò vari negozianti e si recò nelle proprietà del Médoc e delle Graves. Oltre a essere il principale autore della dichiarazione d’indipendenza, Thomas Jefferson elaborò la prima classifica informale dei vini degustati. Ordinò in seguito dei vini e costituì la prima cantina della Casa bianca. - La bottiglia in vetro:
La bottiglia fu un’invenzione inglese del XVI secolo. La prima fabbrica di bottiglie è stata avviata nel XVIII a Bordeaux da un irlandese, il signor Mitchell, nel quartiere degli Chartrons.
- L’etichetta:
L’etichetta apparve solo a Bordeaux nel XIX secolo. L ‘artista litografo Cyprien Gaulon creò le prime etichette. Incontrò il grande pittore spagnolo Francisco Goya e diventò il tipografo ed editore del famoso “Los Toros de Burdeos”. Il genero, Wetterwald Michel, rilevò l’attività che diventò in seguito la stampa Wetterwald.
In origine, l’etichetta conteneva pochissime informazioni. Comparivano solo i nomi delle regioni o delle proprietà più prestigiose. Anche il nome del negoziante di vino occupava un posto di rilievo. Le prime etichette erano molto semplici, con colori pastello. Il termine “Château” era utilizzato solo per i più grandi vini. Si diffuse dopo la classificazione del 1855. - Retour des Indes (rientro dalle Indie)
Il vino con la dicitura sulla bottiglia “Retour des Indes” che significa?
Il proprietario di Château Cos D’Estournel a Saint Estèphe, Louis Gaspard, uomo erudito, si aprì al mondo. Vendette i suoi vini agli ufficiali inglesi in servizio in India. Ma un giorno i suoi vini tornarono a Bordeaux invenduti. Si scoprì che erano invecchiati molto bene durante il viaggio ed erano pronti da bere. I negozianti di vino lanciarono una nuova tendenza: i vini “Retour des Indes”. Portavano i vini in Spagna o in Portogallo per farli invecchiare artificialmente. Al loro ritorno, apponevano sull’etichetta la dicitura “Retour des Indes” e li vendevano a un prezzo più alto. (Furbi i nostri Bordolesi)

Rince-verre du XVIII secolo Musée du vin et du négoce Bordeaux
- Le “rince-verre”
In una piccola vetrina espositiva del museo noto un piccolo bicchiere in vetro del XVIII secolo accompagnato da un piccolo contenitore in ceramica bianca dipinto con un decoro vegetale chiamato “à la Hollandaise”.
In quel periodo ogni ospite aveva a disposizione un solo bicchiere, che sciacquava in un piccolo sciacquatoio. Si intuisce il delicato uso di questi oggetti, che conferma uno stile di vita elegante e raffinato legato al mondo aristocratico del XVIII secolo.
*Attenzione da non confondere con lo sciacquadita o lavadita. Secondo l’accademia italiana del galateo la coppetta lavadita è ancora una protagonista indiscussa nelle tavole in cui si prevede di servire pesce, crostacei o pietanze che possono essere consumate con le mani.
Per concludere la giornata andate provare un cocktail al Bar A2. Ne ho scelto uno senza alcol (per cambiare) a base di succo di mango, latte di cocco e peperoncino… fresco, dolce e piccante.

Bar A2 aux Chartrons