Barbera d’Asti Superiore 2021 (Alcol 15%vol.) Azienda Agricola Adriano Grasso Calosso (AT) e Nizza Doc Montevenere 2021 (Alcol 14,5% vol.) Azienda agricola Caudrina Romano Dogliotti Castiglione Tinella (CN):
Datemi pure del maniaco sessuale o dell’erotomane come Georges Simenon...Non lo sono assolutamente, le donne (belle) mi piacciono tantissimo e appena ho potuto ho, per cosi dire “affondato il colpo”. Dite pure che sono un vieux cochon ma non posso che essere d’accordo con Giacomo Bologna (produttore di grandi Barbera come La Monella, il Bricco dell’Uccellone e il Bricco della Bigotta) quando proclamava ai quattro venti un’assoluta evidenza:
La Barbera (non il Barbera) è un vino “con le tette” della quarta abbondante. È un curvy wine insomma. Esaurita questa digressione eno-sessuale erotica, voglio parlarvi di due barbera d’Asti, entrambi di annata 2021.
Il primo è il Nizza Doc Montevenere ( che mi fa venire in mente il monte di Venere femminile) dell‘Azienda La Caudrina del vecchio amico Romano Dogliotti grande moscatita, uno da qualche anno attivo anche nell’ambito astigiano con le sue Barbera astigiane da uve Barbera provenienti da vigne in quel posto super vocato per la Barbera che è Monferrato in regione Bricco.
Un buon vino, affinato da 9 a 15 mesi in barrique, 1/3 nuove, 1/3 di secondo passaggio e 1/3 di terzo passaggio.
Assemblage e poi affinamento in acciaio.
Buono piacevole, ma con qualche mia perplessità sull’uso della barrique.
Colore rubino violaceo intenso profondo.
Naso fitto, caldo, caratteristico, intensamente fruttato, con note di mora di rovo, accenni speziati e di liquirizia nera e quella nota “barricosa” non in sintonia e prevalente che secondo me è di troppo.
Bocca larga e piena e succosa con buona tessitura, terroso con ricordo di polvere di cacao, ma ancora quella barrique di troppo, accidenti!
Altra musica, altro savoir-faire in cantina e forse vigne più vocate di cui si dispone, con il Barbera d’Asti Superiore di Adriano Grasso in quel di Calosso nell’astigiano, mia vecchia conoscenza per questo vino, ma pure per un geniale e buonissimo metodo classico da uve Barbera (oh, yes!) di cui scrissi, long time ago, nel mio compianto e battagliero blog bollicinaro Lemillebolleblog (nome inventato da mia figlia Valentina, 40 enne copywriter che vive a Milano). Saranno le vigne più vocate o vecchie, sarà un diverso modo di fare in cantina più meticoloso, ma questa Barbera, è ancora più buona se bevuta il giorno dopo la stappatura, mi ha fatto letteralmente prendere una via diretta verso il piacere enoico.
Adriano Grasso ha viti su terreno argilloso-calcareo, raccoglie le uve a piena maturazione a inizio ottobre e fa fare la malolattica e l’affinamento, giudizioso, in barrique di media tostatura.
Naso caratteristico (il colore è un denso rosso violaceo, grasso nell’ampio bicchiere di Riedel che ho scelto) di grande finezza e freschezza, con predominio di frutta matura, more di rovo, e sfumature di cacao, liquirizia nera, sale e macchia mediterranea.
Bocca larga (come le misure delle curvy woman…) piena, golosa, intensamente terrosa, con tannini fini e perfetto equilibrio e piacevolezza nonostante i ben 15 gradi.
E che dire dell’etichetta, semplice, didattica e per certi versi poetica, nera, con disegni che vogliono informare come una eno-vignetta, come il vino sia nato: un grappolo d’uva e pigiatura (old style) con i piedi, e un bicchiere di vino rosso violaceo che mette allegria?
A me, come tutto in questo autentico curvy wine (anche a me le donne piacciono soprattutto se hanno curve burrose al punto giusto…).
E bravo Adriano, continua così a fare vini naturali, che tali non si proclamano per darsi un tono (vero Arianna Occhipinti?), vini che non possono non incontrare il favore di consumatori intelligenti e il plauso, convinto, senza se né ma, di un vecchio cronista del vino come me…
Abbinamento musicale: il manichino di Gino Paoli e la Bambola di Patty Bravo.