Azienda Agricola Cormarea Canale d’Alba (CN) Roero Arneis Riserva Enritard 2020
Alcol: 14%vol.
A volte ritornano… Non gli amori d’antan, le donne che ti hanno fatto sognare, deliziare ma anche disperare, i soldi che hai speso per motivi od oggetti o vestiti inutili, ma gli amici, quelli veri. E questi amici, nel m io caso, sono quasi ed esclusivamente produttori di vino di grande qualità. Sono un cronista di vino di lungo corso e ne ho per fortuna degustati tantissimi di buoni, italiani, francesi, spagnoli, tedeschi, croati, inglesi, neozelandesi e australiani, apprezzando soprattutto vini fedeli espressione dei Terroir di origine meglio se da vitigni autoctoni.
Poi, certo, non disdegno, anzi adoro bere Champagne, Vins de Bourgogone, Tavel, Châteaunef du Pape, un Sauvignon Blanc della Nuova Zelanda, uno Shiraz australiano, un Rias Baixas spagnolo o un Corpinnat ecc. Però sono orgogliosamente (anche se non sempre) italiano e poiché la nostra Enotria Tellus è madre di una tale quantità di vitigni autoctoni che Messieurs les français se li sognano, io amo in particolare bere (e scriverne) di vini che di questi vitigni sono espressioni. Lo sanno anche i sassi che anche se amo vini prodotti con Sangiovese (Brunello e Rosso di Montalcino, e Chianti Classico su tutti), Nerello Mascalese, Carricante, Lagrein, Teroldego, Garganega, Groppello, Aglianico, Fiano, Falanghina, Piedirosso, Vernaccia di San Gimignano, Vernatsch, Montepulciano d’Abruzzo ecc ecc – il mio cuore batte per i vini piemontesi.
Re Nebbiolo su tutti, visto che da lui nascono Barolo, Barbaresco e Roero, poi Dolcetto, Barbera, Freisa, Pelaverga di Verduno, Nascetta, Grignolino, Timorasso e in bianco amo particolarmente l’Arneis del Roero. Intorno al 1982-83 andai a intervistare l’indimenticabile Bruno Giacosa su questa uva che veniva chiamata “Nebbiolo bianco”. Lui e Alfredo Currado dell’azienda Vietti di Castiglione Falletto lo avevano quasi salvato della scomparsa e ne facevano versioni stupende. Ho continuato ad amare l’Arneis (in dialetto piemontese significa un tipo un po’ matto…) che deve il suo nome dall’antico nome da Renexij, antico nome della località Renesio di Canale d’Alba (la capitale del Roero, che ha la fortuna di ospitare in un bel locale uno dei più grandi chef piemontesi e italiani (sempre giovane e bello Davide Palluda) e a Canale d’Alba ha cantina e vigneti il produttore dell’Arneis che voglio innalzare alla gloria degli altari zilianeschi. Lo produce il vecchio amico Pier Bovone nella sua azienda Cornarea. Non è un semplice Arneis e non solo perché si tratta di un Roero Arneis Riserva, annata. Aprite bene gli occhi. 2020! Ma perché è un super Arneis, un prototipo di cosa possa essere in grande vino bianco non solo piemontese ma italiano da vitigni autoctoni. Un capolavoro assoluto, un fuoriclasse (un po’ come un certo cronista del vino di nostra conoscenza…) che corrisponde al nome di ENRITARD che non tocca legno (tanto meno, deo gratias! Barrique) ma si affina 24 mesi in acciaio. Il risultato è un vino che mi ha commosso per la sua bontà e verità.
Colore paglierino intenso e luminoso, un naso che ti lascia di stucco, anzi di sasso, per la sua mineralità, per il suo sale, per la profondità, densità e grassezza. Un vino di assoluta nitidezza e dolcezza espressiva che ti dà l’impressione di essere ancora all’inizio del proprio cammino anche se ha già 5 anni, che darà il suo meglio ed emozioni ancora magari tra 5 o 10 anni (anni fa ebbi modo di sperimentarlo e mi vengono ancora i brividi al pensiero…).
Aromi di frutta gialla, miele d’acacia, salvia, crosta di pane, un tocco di meringa e la vaga impressione di trovarsi di fronte a un grande Pouilly-Fuissé come quello di Saumaize-Michelin a Vergisson nel Maconnais, a un Bourgogne blanc tipo Meursault oppure a uno Chablis, ma di quelli buoni!
Grande ampiezza in bocca, espansione, il calore di un rosso e una perfetta armonia e piacevolezza. Un capolavoro che mi ha entusiasmato e che vi consiglio di provare. Prosit!
Abbinamento musicale: Acqua e sale di Mina e Celentano in diretto.