
foto ziliani
E non avete, rassegnatevi, un’uva rarissima a trovarsi, ma che esprime vini formidabili, come la Gamba di pernice, che secondo le ricerche della regina degli ampelografi, la dottoressa Anna Schneider sarebbe in qualche modo imparentato con il Per e’ Palummo campano, da cui un vignaiolo che adoro, Adriano Grasso a Calosso nell’astigiano, autore di Barbera d’Asti da urlo, del Metodo Classico Rosé Adele che fa la barba a tanti Franciacorta, Trento Doc, Alta Langa, ottiene da un vigneto ancora giovane.
Un campione che Adriano mi aveva mandato, mesi fa, e che ho lasciato riposare, nella sua bottiglia pesante, perché potesse esprimersi appieno, aperto a metà giugno mi ha letteralmente mandato in estasi. Uno dei miei migliori assaggi di tutto questo 2025!
Versato nel bicchierone, bruttino ma efficace, messo a punto dal grande enologo Donato Lanati, si svela con un colore rubino chiaro, granato, un colore che ricorda quello del Grignolino, della Schiava altoatesina, del Piedirosso dei Campi Flegrei di Michele Farro azienda di un Dolcetto d’Alba d’antan.
Naso delicatissimo, complesso, variegato, note di ribes nero, more, mirtilli, pepe nero, olive taggiasche, capperi, peperone giallo grigliato, un bouquet che cresce e sale nel bicchiere come la Terza Sinfonia di Brahms diretta da Herbert von Karajan alla testa dei Berliner Philamoniker in un memorabile concerto live del 1984…
Delicatissimo, discreto, persino un po’ timido inizialmente al gusto, poi tira fuori, ma con calma e sicurezza, una trama fitta, pepata, salata, selvatica, ricca di sapore, una golosità e una capacità di farsi bere incredibili.
E ora chi glielo va a dire a borgognoni e bordolesi che con vini così l’Italia del vino è pronta a sfidarli e portare a casa la vittoria?