Se non fosse Franciacorta si chiamerebbe Champagne! Un capolavoro di Cà del Bosco
Diciamolo chiaramente senza giri di parole… Se questo spettacolare Dosage Zéro 2015 Vintage Collection non portasse chiara in etichetta la dicitura Franciacorta Docg potremmo tranquillamente, degustandolo à l’aveugle (blind tasting, insomma, alla cieca, senza conoscere il nome del produttore) dire: che buono, perbacco, questo Champagne!
I miei amatissimi francesi si incavolano (” e i francesi che s’incazzano, e le palle ancor gli girano” cit. Bartali dell’avvocato astigiano Paolo Conte Bartali ) se gli si dice, apertis verbis, che l’Italia delle bollicine non è solo Prosecco (per fortuna) non è solo uno spumante trentino la cui azienda più importante, con sede a Ravina di Trento, è molto abile nelle “pubbliche relazioni” (chiedere al collega wine writer Bartali – Tom Stevenson – Wikipedia ), non è Alta Langa (una Docg che cresce, che amo molto e nella quale credo) ma è quella zona spumantistica bresciana che non posso che avere nel cuore, visto che il primo a produrre bollicine nobili tra Monte Orfano e Lago di Iseo nel lontano 1961 (avevo cinque anni e frequentavo l’école française di Milano) era un genio chiamato Franco Ziliani…La Franzacurta, Curte Franca, Franciacorta, diventata Docg nel 1990, ne ha fatta di strada (come il ragazzo della via Gluck nella celebre canzone di Adriano Celentano). Oggi sono oltre 150 (o giù di lì) le cantine che spumantizzano, ma gira che ti rigira i migliori, IMHO, sono sempre quelli.
Cavalleri, che però è uscita dal Consorzio e oggi propone le sue bollicine come semplici VSQ, Colline della Stella, Camossi, Vezzoli, Le Cinque Terre, Camillucci, Facchetti, Majolini, Mirabella, Faccoli, Fratelli Berlucchi, Elisabetta Abrami, Il Mosnel, Barboglio de’ Gajoncelli, Bosio, Cola, Corte Fusia, Derbusco Cives, Enrico Gatti, I Barisej, Le Vedute, San Cristoforo, Villa e soprattutto, la Numero Uno senza discussioni possibili, Cà del Bosco… L’Essenza della Franciacorta
Non rompetemi i maroni (mi riferisco agli attributi maschili non a uno pseudo guru del vino che si è inventato il vino frutto che frutta…) dicendo “dici così perché lo sanno tutti che sei amico del suo deus ex machina Maurizio Zanella”…
Certo che gli sono amico, siamo coetanei, io nato il 23 settembre, lui il 9 novembre dell’anno di grazia 1956, ma durante 43 anni di conoscenza, (il primo incontro nel 1982 per intervistarlo per la Gazzetta di Parma… ) abbiamo avuto, come due morosi, fasi di grande sintonia e grandi discussioni e “scazzi”.
Per un lungo tempo non ci siano né sentiti né frequentati, ma certe amicizie sono come fiumi carsici, resistono in profondità e poi salgono alla superficie, e da tempo siamo tornati in piena sintonia. Ci si vede poco, l’ultima volta un lunedì di marzo quando è venuto a prendermi a casa a Stezzano e siamo andati a pranzo da Frosio ad Almé (mangiammo pesce e bevemmo uno strepitoso Gevrey Chambertin) ma ci scriviamo spessissimo via WhatsApp e lui mi segue, legge i miei articoli su questo blog delle meraviglie (per forza sono meraviglie, a condurlo è una meravigliosa Signora nata in Borgogna cui sono affezionatissimo, ehm ehm…) e mi racconta di dove si trova. Un giorno a New York, l’altro a Londra, poi in Oregon, in California, a Denver..
Appurato pertanto che siamo amici, e che mi dà spesso dei consigli come ai tempi di Lemillebolleblog che, ma diciamolo!, nacque come costola bollicinosa di Vino al vino da una sua idea/suggestione, chiariamo subito che questa amicizia non condiziona il mio giudizio.
Se una sua bottiglia non mi piacesse (caso molto difficile…) non avrei problemi a dirglielo con franchezza.
Ma ieri, domenica 13, una domenica passata a casa riordinando vecchie carte, ritrovando miei articoli su Il Giornale del mio Maestro Indro Montanelli del 1996-1997, su A Tavola di Germano Pellizzoni, sul Codice della cucina italiana, su Decanter, sulla Gazzetta di Parma (il sottoscritto ha un certo curriculum giornalistico di cui può essere orgoglioso) quando ho stappato, con delicatezza, questo Franciacorta Vintage Collection Dosage Zéro 2015 (ottima annata per la zona bresciana), sboccatura inverno 2019-2020, la mia bottiglia era la numero 32775, ho cacciato un urlo: “Mon Dieu, quelle merveille ce Champagne!” Vintage Collection Dosage Zéro | Ca’ Del Bosco

FOTO Ziliani
E sono volato indietro nel tempo, al 1990 o giù di lì, quando il neonato Consorzio Franciacorta, presieduto da quel gran Signore di Paolo Rabotti (poi sono stati validi presidenti il grande Giovanni Cavalleri, Lorenzo Faccoli, Ezio Maiolini, ma sì anche il “crapa rossa” Silvano Brescianini, pessimi un altro che non nomino, e non scommetterei un centesimo sull’attuale neo presidente, che non mi è mai piaciuto e di cui non mi piacciono i vini…), varò una campagna pubblicitaria aggressiva su alcuni quotidiani, tra cui Il Giornale, con un claim che recitava, cito a memoria e non sarò preciso, lo so, “se non fosse Franciacorta si chiamerebbe Champagne”.(leggere l’articolo “Non è uno Champagne, è uno spumante” del 9/12/2024).
Mai slogan fu più geniale (e quelli del CIVC non furono molto contenti…) e più giusto.
I migliori Franciacorta, anche se la zona vinicola non ha i secoli di storia, il Terroir, il savoir faire, le caves sotterraneee scavate nella craie, la potenza economica, i numeri della meravigliosa zona vinicola francese, non hanno nulla da invidiare a molti Champagne. Anzi, alcuni sono migliori di uno Champagne di medio livello.
Questo di Cà del Bosco mi ha procurato “enoiche erezioni” per dirla con Gino Veronelli.
Colore paglierino brillante, luminoso, brillante, multiriflesso, perlage finissimo che si sviluppa con una musica meravigliosa e croccante, si apre progressivamente in una polifonia di sfumature aromatiche, ananas, fiori bianchi, mandorle e nocciole fresche appena sbucciate, venature agrumate, pesca noce, dalla fragranza aerea e immateriale…
L’entrata in bocca è perentoria, il vino parte teso, nervoso con un affondo di spada,” e alla fin della licenza io tocco” come Cyrano de Bergerac, e si dispone armoniosamente con una lunghezza infinita, giocando in profondità e in ampiezza, solleticandoti e titillando il palato in maniera birichina e sensuale.
La scheda tecnica, presente sull’esemplare sito Internet aziendale recita
“Chardonnay 65%, Pinot Bianco 13%, Pinot Nero 22%.
Vigneti di origine
16 vigne a Chardonnay, dall’età media di 31 anni, ubicate nei Comuni
di Erbusco, Adro, Cazzago San Martino, Corte Franca e Passirano.
2 vigne a Pinot Bianco, dall’età media di 27 anni, ubicate nel Comune
di Passirano.
6 vigne a Pinot Nero, dall’età media di 29 anni, ubicate nei Comuni di Erbusco
e Passirano.
Epoca di vendemmia: Seconda decade di agosto 2015”
E non vado oltre riguardo alla vinificazione, affidata al duo di campioni Maurizio Zanella – Stefano Cappelli (bergamasco di origine) e all’affinamento.
Uno “Champagne”, pardon, un Franciacorta da orgasmo, uno dei vertici della spumantistica metodo classico non solo italiana, ma mondiale.
E bravo il mio amico (milanista purtroppo, già molto amico di Adriano Gallliani) Maurizio Zanella, ancora una volta, come un Van Basten delle bollicine nobili, hai fatto un gol capolavoro. Chapeau!
Da bere ascoltando la Sinfonia n°25 K 183 di Wolfgang Amadeus Mozart diretta da Karl Bohm alla testa dei Wiener Philarmoniker






