La vita, a volte, offre incontri inaspettati, e quell’incontro merita di essere raccontato.
Vorrei presentarvi una persona speciale, nel vero senso del termine: Anna Rosa Ferrari. Lei è un “nez”*, precisamente una creatrice di profumi. Anna Rosa riesce nell’impossibile compito di elaborare profumi singolari, definiti dall’artista stessa come profumi alchemici.
Vorrei citare una frase proveniente dal suo sito: www.profumalchemico.it, che lo spiega:
“L’alchimia dei profumi si pone come alleato sapienziale e socratico in questo personale percorso che ognuno di noi compie; un ponte offerto dall’Universo per ritrovare quelle briciole profumate che portano verso il sentiero della felicità oltre l’esprimibile. In vista di un ‘passage’ verso una nuova era di rinascita spirituale. Verso la Pietra Filosofale.”
In parole più semplici, il profumo aiuta a “conoscere se stessi” e diventa una sorta di guida che ci accompagna verso la rivelazione delle nostre qualità e l’abnegazione del male, sia che si trovi dentro o fuori dalla nostra anima.
Appena varcata la porta della sua bottega, ho subito percepito una miscela di profumi di un altro tempo. Non invadono le narici e la mente come i profumi sintetici odierni, sviluppati nei laboratori con materiali artificiali. Sembrano avere attraversato quasi 500 anni, o forse ancora di più, rinchiusi nell’attesa di essere liberati come il genio de “Le mille e una notte”.
Sottili boccette di vetro trattengono pure essenze miscelate secondo l’estro e la creatività di Anna Rosa. Mi racconta la sua vita, il suo percorso, eventi sincronici che le sono accaduti. Lei è loquace, discorsiva. Tre libri appoggiati su uno scaffale attirano il mio sguardo: Siddharta di Herman Hesse, il Trattato della pittura di Leonardo da Vinci e Il profumo di Patrick Süskind. Rappresentano bene la sua personalità: in Siddharta, Anna Rosa prosegue nella sua profonda ricerca della felicità; nel Trattato, ella comprende la sua capacità di osservare scientificamente e cogliere i segreti della natura; e nel romanzo di Süskind, utilizza la sua inestimabile capacità di percepire gli odori per colpire il cuore degli uomini.

Harem Topkapi Istanbul Foto wikicommons
Mi sono seduta e Anna Rosa mi ha offerto un cucchiaino colmo di aceto. Ho deglutito rapidamente e sentito quel liquido denso, acido e caldo scendere lungo la gola. Note legnose, mielose e di mosto cotto si sprigionavano nella retro-olfazione. Poi ho avvicinato il naso per sentire il profumo di Avia Pervia. Il primo impatto è stato di un’intensa freschezza primaverile. Note di fiori e piante selvatiche fluttuavano nell’aria fresca di una mattina soleggiata. Sono seguite note umide di legni orientali, e un ricordo è emerso: il meraviglioso harem del palazzo Topkapi a Istanbul. Ho atteso qualche istante e il profumo è cambiato, emergendo in note dolci, di caramelle antiche: vecchie guimauve a base di altea e farina di riso.
Anna Rosa ha proposto questo insolito abbinamento tra aceto balsamico e Avia Pervia per stimolare il visitatore a scoprire l’analogia tra questi due elementi. Uno è liquido, denso, l’altro è etereo e volatile: entrambi contengono la “mappa olfattiva” dell’aceto balsamico, che ognuno di noi, con il proprio naso, può seguire nei meandri della mente. Ma passare dal piombo all’oro è quasi impossibile.
All’inizio ricercavo invano il legame olfattivo tra il profumo e l’aceto. Percepivo, invece, un contrasto netto tra loro. Il profumo era solare, potente, fresco, pieno di gioia e sensualità: vedevo il colore bianco, ma non il bianco freddo, piuttosto quello caldo della luce che traspare attraverso le foglie degli alberi nelle giornate di primavera.
Invece, nel sapore dell’aceto percepivo un lungo processo umido, l’odore intenso del legno e del vino trasformato dopo anni e anni nel buio. C’era oscurità, riflessione, introspezione, lentezza.

Capivo che questo abbinamento necessitava tempo, perché era più complesso di quanto sembrasse. Avia Pervia somiglia al famoso gioco “Rubik’s Cube”. Ha sei facce, sei colori diversi e cinquantaquattro faccette. Il profumo e l’aceto assieme richiedono un’intensa ricerca olfattiva, di memoria e di metodologia per percepire finalmente la perfetta armonia e analogia tra loro due. Dopo giorni di riflessione la verità venne a galla.
A Gesù sulla croce viene data una spugna imbevuta di aceto. “Ho sete” disse, e la sua bocca riceve una spugna imbevuta di aceto. Poi Gesù disse: “È compiuto” e, chinato il capo, consegnò lo spirito.Vangelo secondo Giovanni
Questo percorso olfattivo e gustativo alchemico si conclude con queste due parole di Gesù: “È compiuto.”
Morte e Rinascita.