Degustando di Valle in Valle
Ci siamo lasciati a Termeno /Tramin in Alto Adige deliziati dal Gewürtztraminer Kastelaz di Fräulein Walch e con un volo pinolarico/enoico eccoci, atterrare, sempre di Regione Autonoma si tratta, al confine con Madame La France invece che con l’Austria già di Franz Joseph Imperatore, in Vallée d’Aoste e precisamente nel capoluogo Aosta.
Manco, ahimè, da questa bella cittadina ricca di vestigia romane, da 15 anni, da quel caldissimo 30 maggio 2010 quando ritornai in Valle non per rivedere, parlare di vino, degustare insieme, l’indimenticabile amico Gianni Bortolotti, uno dei più grandi palati che abbia conosciuto ma per dargli l’ultimo saluto. Eravamo in tanti a stringerci attorno come Costantino Charrère, ovvero Les Crêtes a Aymavilles, Vincent-Grosjean. Gli Anselmet, il sommelier Moreno Rossin, Nicola Rosset, il ristoratore gardesano Gianni Briarava con cui ero salito da Bergamo, e un altro indimenticabile amico, genio e sregolatezza, il Maestro Giorgio Grai…
Forse tra il pubblico commosso che salutava Gianni c’erano anche Rodolfo Coquillard, qualcuno della famiglia Bertolin, produttori del mitico lardo e altri salumi ad Arnad, magari anche il produttore di cui voglio celebrare un piccolo grande vino, il Fumin annata 2018, di Elio Ottin. Lui produce anche altri ottimi vini, ma questo, ottenuto dal Fumin, che secondo vari studiosi e ampelografi, è la varietà a bacca rossa più importante della Vallée d’Aoste che intorno al 1960 rischio la scomparsa, descritta per la prima volta dallo studioso di vitigni Lorenzo Francesco Gatta nel 1838. Gatta, che Bacco lo benedica!, trovò che il Fumin avesse molte analogie con la mia adorata Freisa (vedere mio articolo su Freisa di Cavallotto). Cito un’altra osservazione ampelografica e poi passo al vino.
Test Dna fatti dai professori Moriondo e Vouillamoz attestano una parentela del Fumin con un altra rara varietà valdostane, il Vuillermin.
Il Fumin spesso gioca in coppa con il Petit Rouge, ma questo 2018 di Ottin ha giocato da solista. E che solista, un fuoriclasse!Io ho trovato questa bottiglia, sullo scaffale viene a euro 18, dalla brava Signora Silvia, spagnola di nascita trapiantata a Bergamo presso la sua ottima enoteca La Lunetta in via Sant’Orsola, piccola ben fornita e prezzi calibrati. Mi manca per un abbinamento perfetto, una fetta di quelle fontine d’Alpeggio inarrivabili che mi donava Gianni Bortolotti, ma me la sono cavata con un buon Branzi d’Alpeggio.
Colore spettacolare per intensità e densità, un viola profondo, grasso nel bicchiere, il calice spettacolare di Donato Lanati, una sinfonia ! (sembra di sentire la Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss diretta da Karajan o da Karl Bohm,o la sonata per violoncella e pianoforte di Beethoven op.69).
Pepe nero, olive taggiasche, ginepro, cacao, liquirizia nera, selvaggina da pelo, polvere da sparo, thé nero Lapsang souchong.
Bocca larghissima, saporita, pepata, speziata, avvolgente con alcol che si fa sentire e da espansione e larghezza.
Servito fresco, non fredolo!, a temperatura di cantina sarà un vino stre-pi-to-so!
Da abbinare a una grigliata, a una succulenta bistecca e soprattutto, ad averle, una lepre, un civet, una sella di capriolo, delle costolette da cervo, dei maccheroncini con ragù di pernice rossa, funghi porcini.
Insomma, che dire se non alzare il calice ricordando Gianni, e poi Giorgio, Francesco, quella compagnia di innamorati di Bacco, la Vallée, i suoi vini, la sua atmosfera, i suoi silenzi l’hanno sempre nel cuore?
Abbinamento musicale di prammatica.
Concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Frédéric Chopin
Finalmente, la cercavo da anni e finalmente e’ tornato!!! Ora potro’ di nuovo comperare vini sicuro di prendere dei buonissimi vini, in tanti anni pochissime volte non mi sono trovato con i suoi gusti.
Lunga vita a Franco !
Un suo appassionato lettore
grazie, troppo gentile!