All’inizio di quest’anno avevo scritto una degustazione sul vino Arzane dell’azienda Pasini San Giovanni. Oggi desidero condividere le mie impressioni sul loro celebre rosato, Lettera C, Valtènesi Riviera del Garda Classico Doc, un 100% Groppello. Vino biologico. Alcol: 12,5% vol.

foto Humbert
Avvolto in un copribottiglia nero, questo vino esprime sin da subito una grande cura per la presentazione e, soprattutto, un’attenzione concreta alla conservazione del delicato rosato, proteggendolo dalla luce, vera nemica delle sue qualità organolettiche. A mio avviso, tutti i rosati dovrebbero essere protetti allo stesso modo.
Sollevando il “velo nero” – o, per citare Schopenhauer, il “velo di Maya” – si svela una realtà cromatica sorprendente:
-un giallo ramato limpido e intenso, che ricorda il magnifico quadro di William Turner intitolato Andando al Ballo. Toni aranciati, gialli, rosa pallido e bianchi si fondono creando un effetto iridescente, quasi pittorico.
Guardare questo rosato è come immergersi nel tramonto incandescente dipinto da Turner: uno studio tra il colore e l’emozione.
All’olfatto è vivace e fine: emergono profumi di pompelmo rosa, marmellata di albicocca, fieno tagliato ed erbe aromatiche come salvia e timo, che si fondono in un bouquet armonioso e fresco.
In bocca sorprende per la sua sapidità, la struttura media e una leggera acidità che regalano al “Santo Bevitore” un’esperienza immediata e piacevole. È un vino “gourmand” (come lo definirebbero i francesi) goloso, capace di esaltare i cibi asiatici, i frutti di mare e i risotti agli scampi. La sua versatilità, discreta ed equilibrata, lo rende un rosato eccellente.

foto Humbert
L’ho provato con un panettone al melone candito e prosciutto crudo: l’abbinamento era perfetto. L’ho poi accompagnato a un gaspacho di peperoni gialli con una tortina spumosa all’avocado e a un’insalata calda di polpo, patate e pomodorini. La leggerezza e la freschezza dei piatti, unite alla personalità del Lettera C, creavano un equilibrio perfetto: nessun ingrediente, nessun aroma prevaleva sull’altro.
Era come ballare una slow dance, calda, sensuale, quasi erotica… tra gusto e olfatto. Che danza!