Si può amare un vino così tanto da diventarne “schiavo”?
A me succede, sono i miei vini del cuore da tanti anni ormai, con Re Barolo e con l’Empereur Champagne, ma anche, in fondo resto un proletario di destra, con un vino che è alla portata di tutti. Costa relativamente poco, è facile da approcciare, lo si può bere in ogni circostanza e in ogni stagione dell’anno giocando sulla temperatura di servizio ed evoca in me mille ricordi.
Fu infatti un vino base Schiava, in tirolese / tedesco Vernatsch, il primo vino che nel lontano 1982 quando salii con Eliana, che l’anno seguente sarebbe diventata mia moglie fino al 2013 (anno in cui feci la solenne bestialità di chiederle la separazione perché avevo il cuore a Varsavia…), ai 1200 metri di Lusen / Luson per una vacanza (pensione completa a 16.500 lire…) presso il nuovissimo Hotel Lusnerhof (che non era ancora il posto super chiccoso di oggi) che bevemmo. Era della Kellereigenossenschaft Colterenzio, all’epoca condotta dal grande Luis Raifer.
Ne ho bevute tantissime di bottiglie base Schiava negli anni dal 1982 a oggi. Lago di Caldaro, Alto Adige Vernatsch e Santa Maddalena e mi sono sempre sentito a casa mia, in una ideale eno-heimat, bevendole.
In aprile ho celebrato, versando qualche lacrima, la grandezza della Vernatsch Fass 9 della Cantina Produttori di Cornaiano o Girlan, uno dei capolavori dell’indimenticabile Kellermeister Hartmuth Spitaler
Oggi sono qui a battere le mani, con un divorante sensucht di tornare presto su quelle colline vitate, in quella terra benedetta da Bacco, terra di vino e mele come la definì il grande scrittore Joseph Zoderer in quel capolavoro che é Die Walsche – L’italiana, a due vini.
Uno è uno dei Santa Maddalena top, il Vigna Premstallerhof 2024 della Tenuta Rottensteiner di Judith e Hannes Rottensteiner, bravissimi produttori che non sbagliano un colpo con ogni loro vino.
Il secondo, e qui partono le lacrime, perché Franz, Franziskus Haas è stato uno dei personaggi del vino, non solo sud tirolese, che più ho amato e di cui avverto la mancanza, è il Vigneti delle Dolomiti Schiava Sofi (nome della figlia di Franz e della trascinante moglie Maria Luisa Manna), 2024 della Kellerei Franz Haas.
Mein Gott che vini “belli”, sinceri, comunicativi, semplici ma complessi, con cui dialogare è facilissimo, vini che quando ne stappi una bottiglia va a finire che, mangiando ovviamente; la vuoti…
La Schiava Sofi, dalla bellissima etichetta (tutte le etichette della Maison Haas sono splendide, moderne, multicolori e mettono allegria) che ho abbinato a del salame campagnolo di un piccolo artigiano bergamasco, a del salame strolghino e a un Bocconcino del Caseificio Alta Langa, ha colore rubino granato, luminoso splendente, e si propone con una variegata policromatica sinfonia di aromi, mirtilli, lamponi, ribes nero, una sfumatura di pepe, erbe aromatiche, agrumi canditi, rose. In bocca è ampio, fresco, succoso, godereccio, goloso, con tannini morbidi, fresca acidità e assoluta piacevolezza.

foto ziliani
Con il Santa Maddalena, Doc dal 1971 a designare una zona collinare proprio sopra Bozen, si sale un po’ più in alto, con una struttura più importante, e uve ottenute, in regime biodinamico, da una vigna magnifica posta intorno a uno dei cinque masi familiari.
Colore rubino granato intenso brillante, della lucentezza di un rubino, e naso caratteristico, con piccoli frutti di bosco, rosa passita, agrumi canditi, arancia sanguinella rossa, pepe nero, ginepro, erbe aromatiche. Il tutto in una cornice di grande freschezza.
La bocca ha un notevole impegno, è succosa, fresca, vibrante, tesa e nervosa, tannini soffici, persistenza ampia, grande equilibrio, piacevolezza assoluta e una magnifica nota di mandorla non tostata che permane sul palato.

foto ziliani
Io l’ho abbinato a dello speck della Val Venosta e a del formaggio Branzi d’alpeggio
Zum woh!
Accompagnamento musicale per entrambi: musica tradizionale sud tirolese