Esiste il formaggio senza lattosio, la pasta senza glutine, la sigaretta elettronica, il pomodoro quadrato anticancro, il burro vegetale, e ce ne sono altre di queste novità che sbarcano sul mercato, per creare sempre nuovi bisogni e attirare dei consumatori annoiati alla ricerca di nuove sensazioni (non so se questi prodotti creino vere sensazioni). Queste novità mettono in moto tutta una filiera nuova per la gioia del big market. Le nostre società post industriali consumano in modo esponenziale, e l’apparizione di nuovi prodotti alimenta di continuo questo grande mercato mai sazio.
Prendiamo come esempio la birra analcolica, essa nasce negli USA negli anni 20. Durante quel periodo c’era il proibizionismo: una legge americana che aveva firmato il divieto di fabbricare, trasportare, importare e vendere alcol. Per quale motivo? Ridurre i delitti e la corruzione. La legge rimarrà in vigore dal 1919 al 1933. La risposta delle birrerie fu la produzione della birra analcolica. Queste birre non potevano superare 3,2° di alcol. Negli anni 80, la birra analcolica industriale arriva sul mercato francese, ma bisognerà aspettare gli anni 2000 per vedere un cambiamento della società: in seguito a varie campagne sulla salute pubblica, i francesi riducono il loro consumo di alcol. La Spagna è il mercato europeo che batte il record di consumo di birra analcolica con il il 18% della quota di mercato della birra.
Il primo produttore di birra analcolica in Italia è stato Moretti nel 2007 con la sua birra zero e lo slogan ”tanto gusto, zero pensieri”.
I dati pubblicati da Global Market Insights hanno stimato che il mercato mondiale delle birre senza alcol raggiunge circa un valore superiore ai 9,5 miliardi di dollari e una previsione di crescita del 7,5% annuo fino al 2026.
Il vino dealcolato, tema ricorrente in questi giorni, offrirà una nuova scelta più “sana”, una bevanda nuova e un nuovo “sospiro” economico per quelli che decideranno produrlo e venderlo.
Ma oltre alla scelta salutista, economica e forse tecnica (con il riscaldamento climatico i vini diventano sempre più alcolici) chiediamo alla filosofia qualche suggerimento su un tema che lascia chiunque in un stato comatoso.
Prendiamo Epicuro:
Distingue due tipi di piaceri: quello cinetico (o dinamico), che è la forma nefasta del piacere, perché non si raggiunge mai la soddisfazione (sono i piaceri legati al corpo e alla soddisfazione dei sensi), e il piacere catastematico ( o statico), che può diventare un’abitudine, ed è durevole. Viene diviso in tre piaceri:1/Piaceri naturali e necessari, che sono strettamente legati alla conservazione della vita dell’individuo:mangiare quando si ha fame, bere quando si ha sete e dormire quando ci si sente stanchi.
2/Piaceri e desideri naturali ma non necessari: mangiare troppo, bere bevande raffinate (bere del vino e non dell’acqua)…
3/I piaceri vani: ricchezza, potenza e onore, ubriachezza, orgia di cibo, di sesso o di droga.
A questo punto in quali piaceri avrebbe messo Epicuro il vino dealcolato?
Nei piaceri naturali e necessari? No. Nei piaceri naturali ma non necessari? No, perché non è una bevanda raffinata. Ai tempi di Epicuro, il vino era alcolizzato e veniva in genere innacquato. Non si beveva mai puro, solo durante le libazioni. Forse i piaceri vani? Ma neanche!
A questo punto, Epicuro sarebbe rimasto un po’ perplesso e profondamente dispiaciuto, avrebbe aggiunto una categoria: i piaceri naturali ma sconci, e il nostro vino senza alcol ne avrebbe fatto parte, come altri numerosi prodotti che si possono reperire ovunque.
Basta seguire sui social come su Instagram #happylife, per rendersi conto che molte persone caricano post dove questi piaceri naturali ma sconci rivelano un notevole esibizionismo. In genere sono delle “performance” dove la gente espone il suo piacere di vivere messo in vista per tutti. Secondo Epicuro, il vero piacere consiste nell’assenza di dolore nel corpo (aponia) e la mancanza di turbamento nell’anima (atarassia). Non credo che sia possibile per l’individuo del XXI raggiungere questi due stati.
Prendiamo come esempio la birra analcolica, essa nasce negli USA negli anni 20. Durante quel periodo c’era il proibizionismo: una legge americana che aveva firmato il divieto di fabbricare, trasportare, importare e vendere alcol. Per quale motivo? Ridurre i delitti e la corruzione. La legge rimarrà in vigore dal 1919 al 1933. La risposta delle birrerie fu la produzione della birra analcolica. Queste birre non potevano superare 3,2° di alcol. Negli anni 80, la birra analcolica industriale arriva sul mercato francese, ma bisognerà aspettare gli anni 2000 per vedere un cambiamento della società: in seguito a varie campagne sulla salute pubblica, i francesi riducono il loro consumo di alcol. La Spagna è il mercato europeo che batte il record di consumo di birra analcolica con il il 18% della quota di mercato della birra.
Il primo produttore di birra analcolica in Italia è stato Moretti nel 2007 con la sua birra zero e lo slogan ”tanto gusto, zero pensieri”.
I dati pubblicati da Global Market Insights hanno stimato che il mercato mondiale delle birre senza alcol raggiunge circa un valore superiore ai 9,5 miliardi di dollari e una previsione di crescita del 7,5% annuo fino al 2026.
Il vino dealcolato, tema ricorrente in questi giorni, offrirà una nuova scelta più “sana”, una bevanda nuova e un nuovo “sospiro” economico per quelli che decideranno produrlo e venderlo.
Ma oltre alla scelta salutista, economica e forse tecnica (con il riscaldamento climatico i vini diventano sempre più alcolici) chiediamo alla filosofia qualche suggerimento su un tema che lascia chiunque in un stato comatoso.
Prendiamo Epicuro:
Distingue due tipi di piaceri: quello cinetico (o dinamico), che è la forma nefasta del piacere, perché non si raggiunge mai la soddisfazione (sono i piaceri legati al corpo e alla soddisfazione dei sensi), e il piacere catastematico ( o statico), che può diventare un’abitudine, ed è durevole. Viene diviso in tre piaceri:1/Piaceri naturali e necessari, che sono strettamente legati alla conservazione della vita dell’individuo:mangiare quando si ha fame, bere quando si ha sete e dormire quando ci si sente stanchi.
2/Piaceri e desideri naturali ma non necessari: mangiare troppo, bere bevande raffinate (bere del vino e non dell’acqua)…
3/I piaceri vani: ricchezza, potenza e onore, ubriachezza, orgia di cibo, di sesso o di droga.
A questo punto in quali piaceri avrebbe messo Epicuro il vino dealcolato?
Nei piaceri naturali e necessari? No. Nei piaceri naturali ma non necessari? No, perché non è una bevanda raffinata. Ai tempi di Epicuro, il vino era alcolizzato e veniva in genere innacquato. Non si beveva mai puro, solo durante le libazioni. Forse i piaceri vani? Ma neanche!
A questo punto, Epicuro sarebbe rimasto un po’ perplesso e profondamente dispiaciuto, avrebbe aggiunto una categoria: i piaceri naturali ma sconci, e il nostro vino senza alcol ne avrebbe fatto parte, come altri numerosi prodotti che si possono reperire ovunque.
Basta seguire sui social come su Instagram #happylife, per rendersi conto che molte persone caricano post dove questi piaceri naturali ma sconci rivelano un notevole esibizionismo. In genere sono delle “performance” dove la gente espone il suo piacere di vivere messo in vista per tutti. Secondo Epicuro, il vero piacere consiste nell’assenza di dolore nel corpo (aponia) e la mancanza di turbamento nell’anima (atarassia). Non credo che sia possibile per l’individuo del XXI raggiungere questi due stati.