L’intervista si sviluppò in due parti: nella prima parte François Confino mi spiegò il percorso del museo e nella seconda parte ci fu un dialogo sul marketing e la comunicazione del vino. La prima parte non ha più tanta importanza visto che il museo è aperto al pubblico e chiunque può visitarlo (appena la pandemia e i vari dpcm in corso ci daranno un po’ di libertà).François Confino: “Il progetto risale al 2003. Ho sempre avuto un grande interesse per il vino nel mondo. La situazione è particolare a Barolo, perché è una piccola città, e ci sono pochi interlocutori. C’era il desiderio comune di realizzare un museo internazionale e di parlare del vino in generale. Ho avuto una grande libertà nello strutturare il museo.”
Valérie Humbert:” Qual è la sua opinione sul contesto in cui si inserisce questa nuova tendenza ad utilizzare arte, architettura e design per un prodotto complesso come il vino, che rappresenta un mondo agricolo ricco di tradizione e legame con il territorio?”:
F.C.:” È una domanda di Marketing che non ha niente a che vedere con il museo del vino. Ci sono degli architetti famosi che creano cantine o strutture particolari per il vino. È un modo di fare piacere al cliente.
Fino ad ora i musei del vino esistenti sono scarsi. Presentano solo oggetti accatastati. La parte culturale del vino non è mai spiegata. Nel museo del Barolo, ci sono musiche di Brassens, Elvis Presley e Celentano che parlano del vino. Nella parte dedicata al cinema ci sono tanti estratti di film legati al mondo del vino (come Il pranzo di Babette, Notorious, Tom Jones, I Monthy Python…) che vengono proiettati. Non è una nuova tendenza perché fino ad oggi non esiste niente di simile.
V.H “Il Castello di Barolo diventa una sorte di museo/tempio del vino?”
F.C “Il tempio è un luogo chiuso e non mi piace. Invece un luogo di godimento del vino deve avere un lato aperto e non chiuso. Non è un museo per un consumatore tipo, è fruibile per chiunque. I film sono in versione originale con i sottotitoli in italiano. La lingua è usata in modo espressivo.”
V.H.” G.P.Fabris (sociologo) dice: Il museo si trasforma da semplice contenitore fisico in universo semiotico dinamico, in un mondo magico ed esotico che parla dell’azienda, della sua storia, della particolare qualità dei prodotti che offre, di come essi sono parte della società, della storia”, che ne pensa?
F.C. “C’è una tendenza attualmente a cancellare l’aspetto museografico nei nuovi musei. Non si presentano più oggetti uno vicino all’altro (come era il museo dell’automobile: una macchina vicina ad una altra) ma per esempio, con il nuovo museo dell’automobile che sto progettando a Torino, si ripercorrerà la storia del XX secolo attraverso l’Automobile.
Non esiste una parola per designare questo nuovo concetto di museo. Il visitatore ha bisogno di storia, di attualità. Non si impara più come prima. La gente non vuole più leggere le didascalie, ricerca solo l’edutainment.*
Non è necessario spiegare e insegnare la storia del Barolo. La gente interessata la cercherà sul web o ovunque. Il museo è un luogo di convivialità, di esperienze con altre persone. Bisogna suscitare l’entusiasmo. È una porta aperta su un progetto”.
(*Edutainment, definizione della Bocconi: divertimento-educativo o educare-giocando; è una forma di intrattenimento che nasce con lo scopo di educare e allo stesso tempo con quello di divertire. L’ Edutainment solitamente cerca di istruire o educare attraverso quelle che sono le forme di intrattenimento più conosciute, come i programmi televisivi, i video games, i film, la musica, i siti web, i software, etc., enfatizzandone la componente ludica).
V.H.:” Oggi si parla di museo come uno spazio senza reperti. Quale significato ha questo spazio?”
F.C. “Tanti musei oggi non hanno più collezioni. È solo un mezzo moderno per evocare una collezione che non c’è più o un momento nella storia come “La Torre di Davide” a Gerusalemme. La realtà aumentata viene usata con degli ologrammi, in quel modo si può vedere la città di Gerusalemme 5000 anni fa contemporaneamente alla città attuale; o come “l’holocaust memorial” a Berlino che evoca gli ebrei vittime della Shoah.”
V.H.:”Ho sentito dire che Bordeaux ha in programma di costruire un museo del vino?”
F.C.: Sì, Bordeaux ha quest’intenzione. Ma non hanno ancora fatto il bando per la realizzazione del museo”.
V.H.:” E se lei fosse il nuovo scenografo del museo di Bordeaux come l‘allestirebbe?”
F.C.: “Non lo so, comunque sarebbe completamente diverso di quello di Barolo”.
*(Il museo “La Cité du Vin” a Bordeaux è stato inaugurato il 31 maggio 2016 con il presidente della repubblica francese François Hollande. Gli architetti scelti sono stati Annouk Legendre e Nicolas Desmazières dell’agenzia XTU.)
Mi ricordo il suo rammarico riguardo all’Enoteca Regionale del Barolo, che si trova nelle cantine del Castello. In effetti il suo progetto di ristrutturazione era stato abbandonato per mancanza di fondi. Mi disse: “Avevo proposto la creazione di mobili leggermente inclinati di 13 gradi come il grado alcolico del Barolo…”
Nell’ottobre 2010 a Clos de Vougeot in Borgogna incontrai varie persone impegnate nella creazione del museo di Bordeaux. Mi chiesero delle informazioni sul museo di Barolo, e io feci notare che, a mio avviso, era troppo basato sull’Edutainment e vista la sua ridotta dimensione, sarebbe stato più giudizioso sviluppare un percorso più ricercato e complesso. Una del gruppo mi rispose che un percorso troppo specializzato avrebbe ridotto la quantità e l’interesse dei visitatori. Il loro obbiettivo, invece, sarebbe stato un percorso tra il didattico e il divertire, ma più educativo del museo del Barolo. Un anno dopo, la Cité du vin mi contattò per accompagnare un gruppo importante di cinesi – quelli che avrebbero progettato il museo del vino di Pecchino – per visitare il WiMu e i dintorni di Barolo. Rifiutai per mancanza di appoggi da parte degli operatori economici del posto. Peccato, farsi conoscere in un nuovo mercato attraverso la cultura è decisamente meglio che con delle promozioni e degli eventi commerciali costosi e non sempre adeguati.